lunedì 6 luglio 2020

Le mie bambine (più un unico maschio)

Voglio sempre bene a tutti i miei alunni, nessuno escluso. Ma a voi è toccato un compito speciale: siete stati la prima classe che ho portato dalla prima alla quinta. Me lo ricordo ancora quando sono arrivata da voi, in quel fine novembre del 2015. Eravate così piccoli. Poi piano piano ho imparato a conoscervi, ed è stato un attimo affezionarsi ad ognuno di voi. Siete stati così seri e maturi fin da subito, eppure vi ho visti crescere comunque; vi ho visti maturare nonostante foste già dal primo anno dei piccoli adulti. E in questo vostro percorso di crescita mi avete presa per mano, insegnandomi tantissimo, facendomi sentire a casa ogni volta che entravo nella vostra aula, con i vostri sorrisi, con i vostri modi gentili, con i vostri occhioni spalancati, troppo timidi per intervenire durante le mie spiegazioni anche quando vi chiedevo di farlo. Vedervi era per me fonte di grande conforto e gioia, anche e soprattutto quando mi sentivo stanca per i vari impegni o triste per i fatti miei. Ed è stato terribile e dolorosissimo quando la pandemia e la quarantena forzata ci hanno divisi. Appena ho capito che non sarei più tornata a vedervi in classe, ho avvertito un colpo al cuore tremendo. Ed avevo sperato tantissimo in questa pizzata post-maturità, e vi ringrazio per averla organizzata. La maturità... esame in cui ognuno di voi mi ha resa ancora più orgogliosa; esame che, paradossalmente, proprio grazie alla pandemia, ho potuto fare insieme a voi. Ed “orgogliosa” non calza abbastanza: sono ORGOGLIOSISSIMA che siate stati proprio voi la prima classe che ho accompagnato per cinque anni. Mi mancheranno le nostre conversazioni su Dorian Gray, in cui affermavate quasi all’unisono, che non fosse realmente colpevole delle sue malefatte in quanto era stato traviato da Lord Henry Wotton (ma dico io, si può sostenere un’assurdità del genere?). Mi mancherà condividere con voi commenti femministi ad oltranza (fatti anche quando nemmeno li pensavo). Mi mancherà ridere con voi, e a turno prendervi bonariamente in giro. Mi mancherà farvi i complimenti sui vostri bellissimi occhi prima di ogni interrogazione. Mi mancherà chiamarvi “nini” (perché già, una di voi stasera mi ha fatto notare che “nessun altro vi chiamerà mai più nini”). Mi mancherete ragazze (più un unico maschio) perché per cinque anni siete state le mie bambine (più un unico bambino), e adesso che siamo giunti al termine di questa avventura, adesso che è giusto prendiate le vostre strade, sappiate che sarete sempre nel mio cuore, sarete sempre le mie “nini”.

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