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venerdì 15 maggio 2015

Felicità pret-a-porter

Ho creato questo blog per curarmi. Per curare il mio malessere. Stavo male per Dario. Troppo male. Quella che credevo fosse una forma di innamoramento fortissimo si stava trasformando in una vera e propria ossessione. L'avevo adocchiato solo per tenere occupata la mente in un momento difficile. Ma ben presto Dario era diventato parte integrante ed attiva del mio momento difficile. E dovevo assolutamente porvi rimedio.
Sentivo il bisogno di buttare fuori tutta la rabbia e la frustrazione che avevo in corpo. Ma non potevo continuare a sfruttare i miei amici scaricando su di loro tutti i miei problemi.
Allora ho pensato di urlare il mio disagio a chi avesse avuto voglia di ascoltarlo. Perché altri potessero imparare dai miei errori. Perché altri sapessero che è troppo stupido stare male quando i problemi non sono importanti o reali (anche se è assolutamente naturale per la mente umana crearsi problemi inesistenti, come ci fa notare Giulio Cesare Giacobbe nel suo libro "Come smettere di farsi le seghe mentali e godersi la vita", di cui farò una recensione molto presto).
Ed è così che è nato questo blog. L'ho creato con un intento terapeutico. Un po' come Zeno Cosini con la sua "Coscienza". Anche se un mio ex professore, che tanto stimo, mi ha caldamente augurato "che il blog funzioni meglio della Coscienza di Zeno, e che io trovi un po' di serenità".
E sì, il blog funziona decisamente meglio della Coscienza di Zeno; e io sto finalmente trovando la tanto agognata serenità. Perché questo blog riempie gli spazi vuoti della mia vita; e mi fa sentire felice come fossi innamorata. C'è chi mi fa notare che doversi concentrare su qualcosa per sentirsi in pace con se stessi dimostra poco equilibrio. Non sono d'accordo. Concentrarmi su qualcosa, come un uomo, questo blog, uno sport, la cura della pelle, la dieta, un qualsiasi obiettivo da raggiungere o una qualsiasi sfida da vincere, è il mio modo per pensare a me stessa, per sentirmi viva; di più: per sentirmi potente. Ogni volta che raggiungo l'obiettivo prefissato mi sento appagata. E questo senso di esaltazione permane dentro me per qualche giorno. Appena mi accorgo che sta per svanire, elaboro immediatamente una nuova sfida, che puntualmente vinco. E il senso di esaltazione torna a pervadermi. In questo modo sono sempre felice. C'è chi mi dice anche che mi accontento di poco. Questo non è affatto vero, perché con questa mia determinazione ho realizzato tutti i miei sogni, tra cui ad esempio il lavoro che faccio. Ma anche nel caso in cui mi accontentassi veramente di poco, che male c'è se questo poco mi rende felice? Del resto il pensiero epicureo sulla felicità si può riassumere con la massima che tutti conosciamo: "chi s'accontenta gode". Ed è proprio così.
La mia amica Verdiana spesso si lamenta perché il tipo che frequenta  la fa stare bene, sostiene di volerle bene, non ha problemi a farsi vedere pubblicamente con lei, ma non ufficializza il loro rapporto e non la tempesta quotidianamente di messaggi. Faccio sinceramente fatica a capire quale sia il problema di Verdiana. Molte donne hanno rapporti ufficializzati da un anello, ma i loro mariti le tradiscono o, peggio ancora, le picchiano o le torturano psicologicamente. E allora? Siamo sicuri che un rapporto ufficiale sia necessariamente migliore di uno non ufficiale? E l'essere tempestati di messaggi è a parer mio alquanto soffocante, non trovate?
La stessa Verdiana mi consiglia di non frequentare nessuno perché potrei innamorarmi e stare male come lo sono stata per Dario. Quindi potrei anche smettere di uscire di casa così sono sicura che nessuna tegola mi cadrà mai sulla testa. Ovvero dovrei rinunciare a vivere per evitare il rischio di soffrire nuovamente. Ecco, questa è la cosa più sbagliata che si possa fare. Perché le cose che mi hanno arrecato sofferenza nella vita, sono le stesse che prima mi avevano regalato la felicità. Tra l'altro, dopo tutti questi fallimenti, ho imparato la lezione: non mi interessa sapere cosa accadrà domani. A me basta che il tipo che frequento mi voglia bene adesso. E che si comporti bene adesso. Non mi interessa ufficializzare niente e nemmeno sapere che piega prenderà un domani la nostra storia. Preferisco godermi il momento. Mi concentro sull' "hic et nunc". Perché come diceva Lorenzo de' Medici: "Chi vuol esser lieto sia. Di doman non c'è certezza".
Un ultimo appunto: molti di voi sono sicuramente amanti della moda, ma in pochi potranno permettersi abiti di Haute Couture, quindi vi accontentate del pret-a-porter, e non ve ne vergognate. Fate la stessa cosa con la felicità: accontentatevi di una felicità pret-a-porter, cioè pronta da indossare, e non vergognatevene.
Questo blog fa parte della mia felicità pret-a-porter. Fate come me, trovatevi la vostra.
Au revoir, mes amis! ;-)

domenica 3 maggio 2015

2 maggio 2015: una giornata memorabile

Ammetto che il calcio non mi interessa più come una volta, ma essendo juventina dalla nascita continuo ad esserlo nel cuore. E mi spiace se con questa rivelazione mi attirerò le antipatie di molti, ma non posso negare ciò che sono. Ieri sera appena uscita dal bar che frequento quasi ogni giorno, dopo aver bevuto il mio amato cocktail analcolico alla frutta, ho visto che stava iniziando il corteo per il 35esimo, pardon!, 33esimo scudetto della Juve, il quarto consecutivo. E mi si è formato un sorriso sul volto prima ancora che me ne rendessi conto.
Ma la giornata era già partita bene qualche ora prima quando la mia amica Vittoria mi aveva comunicato via Whatsapp la nascita della Royal Baby Girl.
Come avrete certamente capito dal nome di questo blog, sono appassionata di tutto ciò che è British. Quindi questa nascita reale non ha potuto fare altro che riempirmi di gioia. Adesso però attendo con trepidazione di sapere che nome hanno scelto i genitori per questa fortunatissima bambina. I più quotati sembrano essere Alice, Charlotte, Elizabeth e Victoria, e qualcuno ipotizza addirittura Diana. Ma mi chiedo: perché nessuno ha pensato a Peppa? D'altro canto Peppa Pig è attualmente una delle signorine inglesi più famose al mondo, e ha anche lei un fratellino di nome George, proprio come il primogenito del Duca e della Duchessa di Cambridge. Non solo, il nome Peppa riprenderebbe in qualche modo anche il diminutivo con cui viene chiamata la zia Philippa, per gli amici Pippa, rendendo così un velato omaggio a colei che tanto si era "distinta" il giorno delle nozze di William e Kate (ricordate quel fantastico "lato B"?). Non nascondo di aver sempre ritenuto i nomi inglesi decisamente più affascinanti di quelli italiani. Ma ci sono casi (come questi) che mi fanno ricredere...
Ad ogni modo, qualunque sarà il nome della principessina, questi due eventi insieme hanno per me segnato il 2 maggio 2015 come una giornata memorabile. E lasciatemelo gridare:
"Royal Baby Girl we love you!"
& #4Ju33 !!!

venerdì 1 maggio 2015

L'amore è una convenzione sociale

È davvero necessario, e soprattutto naturale, innamorarsi?
Non ho mai creduto nell'amore con la "A" maiuscola, quello delle favole per intenderci, o anche dei film hollywoodiani. O meglio, ci ho creduto fino ai tempi del liceo. Poi già all'università ho cambiato idea. "Perché? Per via di qualche delusione?" vi starete chiedendo voi. No. Semplicemente ho iniziato ad analizzare l'amore nella letteratura. Ad esempio Romeo smette di amare Rosaline ed inizia ad amare Juliet soltanto perché la seconda lo ricambia, mentre la prima no. Ecco quindi già una caratteristica dell'amore: dev'essere esperito.
Questo dovrebbe farci riflettere e capire che forse l'amore incondizionato e platonico che ad esempio Dante nutriva nei confronti di Beatrice non era nient'altro che una malsana ossessione. L'amore è sano se ricambiato. Ed è normale, perché l'amore serve solo a dare un senso al nostro progetto di vita, che può essere una famiglia progettata con qualcuno che riteniamo adatto al compito, o una compagnia con cui condividere momenti belli e brutti.
Quando crediamo di amare il partner non vogliamo davvero il suo bene: vogliamo il nostro. Ecco perché non credo nell'amore con la "A" maiuscola. L'amore incondizionato ce l'abbiamo normalmente per i nostri figli, difficilmente per la persona con cui stiamo assieme. Perché da questa persona pretendiamo che ci faccia star bene, che ci stia vicino, che ci sia fedele. E se siamo innamorati ricambiamo la cortesia. Ma se il partner non ci dà ciò che vogliamo e le cose iniziano ad andare male, ecco che lo lasciamo. Quindi non è vero che "amor vincit omnia". Ed ecco perché credo che l'amore sia solo una convenzione sociale. Perché è più poetico, romantico nel senso letterario del termine, dire che mettiamo su famiglia con la persona che amiamo più della nostra stessa vita. Ma non è la verità. La verità è che conosciamo qualcuno, ce ne innamoriamo, ma ad un certo punto la fase di innamoramento passa. E restano l'affetto, il rispetto e magari anche la voglia di stare insieme. E scegliamo questa persona solo se la riteniamo adatta. Suona arido, ma è così. Vi è mai capitato di innamorarvi di un alcolizzato, un tossico o uno con il vizio del gioco? A me è capitata una di queste situazioni. Credevo di essere innamoratissima. Ma ho scelto di non stare con quella persona, perché non adatta a formare una famiglia né tanto meno ad essere una compagnia per la vita. Quindi, nonostante la fase di innamoramento, ho fatto una scelta razionale. E non me ne vergogno. Piuttosto mi vergognerei del contrario. Purtroppo spesso sbagliamo i calcoli, ed ecco che si verificano le tante separazioni a cui assistiamo ai giorni nostri. Ma pazienza, errare humanum est.
Una cosa poi che mi ha sempre fatto sorridere è il concetto di "anima gemella". Possibile che fra miliardi di persone la mia anima gemella si trovi proprio nella città in cui vivo, o in cui lavoro, o in cui sono andata in vacanza? Caspita! Che fortuna! O forse non è così. Forse l'anima gemella non esiste. Al mondo esistono semmai persone con cui abbiamo più affinità rispetto ad altre. E possiamo comunque ritenerci fortunati quando le troviamo. 
Quindi ragazze, se l'amore è solo una convenzione sociale e l'anima gemella non esiste, perché non iniziamo a fare sesso solo per divertirci e stare bene? Esattamente come fanno gli uomini. Le mie amiche storcono il naso. Dicono che noi donne non ne siamo capaci. Io non credo. Basta soltanto non crearsi aspettative fasulle. Ad esempio scegliamo qualcuno che, per quanto bello e affascinante, riteniamo assolutamente inadatto come fidanzato, marito o padre dei nostri figli. In questo modo non ci illuderemo, ma anzi, riusciremo a divertirci in modo spensierato.
A me piace dire di essere innamorata. Lo dico riferito agli uomini, alle amiche, ai libri, ai film, etc. Quando si parla di uomini, sostengo di innamorarmi subito. Ma questa fase arriva in fretta e passa in fretta. E mi fa sentire viva. In realtà succede spesso che mi innamoro perché mi creo delle false aspettative che puntualmente vengono disattese. E piango. E soffro. Perciò credo, anzi sono sicura, che anche il sesso senza amore possa farci sentire vive. Senza tante lacrime, paranoie, rimorsi, pentimenti e delusioni. Chiediamolo agli uomini, che sotto questo aspetto sono decisamente più furbi di noi. D'altra parte non siamo altro che mammiferi: "You and me baby ain't nothin' but mammals. So let's do it like they do on the Discovery Channel".
Au revoir, mes amis! ;-)