Ho creato questo blog per curarmi. Per curare il mio malessere. Stavo male per Dario. Troppo male. Quella che credevo fosse una forma di innamoramento fortissimo si stava trasformando in una vera e propria ossessione. L'avevo adocchiato solo per tenere occupata la mente in un momento difficile. Ma ben presto Dario era diventato parte integrante ed attiva del mio momento difficile. E dovevo assolutamente porvi rimedio.
Sentivo il bisogno di buttare fuori tutta la rabbia e la frustrazione che avevo in corpo. Ma non potevo continuare a sfruttare i miei amici scaricando su di loro tutti i miei problemi.
Allora ho pensato di urlare il mio disagio a chi avesse avuto voglia di ascoltarlo. Perché altri potessero imparare dai miei errori. Perché altri sapessero che è troppo stupido stare male quando i problemi non sono importanti o reali (anche se è assolutamente naturale per la mente umana crearsi problemi inesistenti, come ci fa notare Giulio Cesare Giacobbe nel suo libro "Come smettere di farsi le seghe mentali e godersi la vita", di cui farò una recensione molto presto).
Ed è così che è nato questo blog. L'ho creato con un intento terapeutico. Un po' come Zeno Cosini con la sua "Coscienza". Anche se un mio ex professore, che tanto stimo, mi ha caldamente augurato "che il blog funzioni meglio della Coscienza di Zeno, e che io trovi un po' di serenità".
E sì, il blog funziona decisamente meglio della Coscienza di Zeno; e io sto finalmente trovando la tanto agognata serenità. Perché questo blog riempie gli spazi vuoti della mia vita; e mi fa sentire felice come fossi innamorata. C'è chi mi fa notare che doversi concentrare su qualcosa per sentirsi in pace con se stessi dimostra poco equilibrio. Non sono d'accordo. Concentrarmi su qualcosa, come un uomo, questo blog, uno sport, la cura della pelle, la dieta, un qualsiasi obiettivo da raggiungere o una qualsiasi sfida da vincere, è il mio modo per pensare a me stessa, per sentirmi viva; di più: per sentirmi potente. Ogni volta che raggiungo l'obiettivo prefissato mi sento appagata. E questo senso di esaltazione permane dentro me per qualche giorno. Appena mi accorgo che sta per svanire, elaboro immediatamente una nuova sfida, che puntualmente vinco. E il senso di esaltazione torna a pervadermi. In questo modo sono sempre felice. C'è chi mi dice anche che mi accontento di poco. Questo non è affatto vero, perché con questa mia determinazione ho realizzato tutti i miei sogni, tra cui ad esempio il lavoro che faccio. Ma anche nel caso in cui mi accontentassi veramente di poco, che male c'è se questo poco mi rende felice? Del resto il pensiero epicureo sulla felicità si può riassumere con la massima che tutti conosciamo: "chi s'accontenta gode". Ed è proprio così.
La mia amica Verdiana spesso si lamenta perché il tipo che frequenta la fa stare bene, sostiene di volerle bene, non ha problemi a farsi vedere pubblicamente con lei, ma non ufficializza il loro rapporto e non la tempesta quotidianamente di messaggi. Faccio sinceramente fatica a capire quale sia il problema di Verdiana. Molte donne hanno rapporti ufficializzati da un anello, ma i loro mariti le tradiscono o, peggio ancora, le picchiano o le torturano psicologicamente. E allora? Siamo sicuri che un rapporto ufficiale sia necessariamente migliore di uno non ufficiale? E l'essere tempestati di messaggi è a parer mio alquanto soffocante, non trovate?
La stessa Verdiana mi consiglia di non frequentare nessuno perché potrei innamorarmi e stare male come lo sono stata per Dario. Quindi potrei anche smettere di uscire di casa così sono sicura che nessuna tegola mi cadrà mai sulla testa. Ovvero dovrei rinunciare a vivere per evitare il rischio di soffrire nuovamente. Ecco, questa è la cosa più sbagliata che si possa fare. Perché le cose che mi hanno arrecato sofferenza nella vita, sono le stesse che prima mi avevano regalato la felicità. Tra l'altro, dopo tutti questi fallimenti, ho imparato la lezione: non mi interessa sapere cosa accadrà domani. A me basta che il tipo che frequento mi voglia bene adesso. E che si comporti bene adesso. Non mi interessa ufficializzare niente e nemmeno sapere che piega prenderà un domani la nostra storia. Preferisco godermi il momento. Mi concentro sull' "hic et nunc". Perché come diceva Lorenzo de' Medici: "Chi vuol esser lieto sia. Di doman non c'è certezza".
Un ultimo appunto: molti di voi sono sicuramente amanti della moda, ma in pochi potranno permettersi abiti di Haute Couture, quindi vi accontentate del pret-a-porter, e non ve ne vergognate. Fate la stessa cosa con la felicità: accontentatevi di una felicità pret-a-porter, cioè pronta da indossare, e non vergognatevene.
Questo blog fa parte della mia felicità pret-a-porter. Fate come me, trovatevi la vostra.
Au revoir, mes amis! ;-)
Sentivo il bisogno di buttare fuori tutta la rabbia e la frustrazione che avevo in corpo. Ma non potevo continuare a sfruttare i miei amici scaricando su di loro tutti i miei problemi.
Allora ho pensato di urlare il mio disagio a chi avesse avuto voglia di ascoltarlo. Perché altri potessero imparare dai miei errori. Perché altri sapessero che è troppo stupido stare male quando i problemi non sono importanti o reali (anche se è assolutamente naturale per la mente umana crearsi problemi inesistenti, come ci fa notare Giulio Cesare Giacobbe nel suo libro "Come smettere di farsi le seghe mentali e godersi la vita", di cui farò una recensione molto presto).
Ed è così che è nato questo blog. L'ho creato con un intento terapeutico. Un po' come Zeno Cosini con la sua "Coscienza". Anche se un mio ex professore, che tanto stimo, mi ha caldamente augurato "che il blog funzioni meglio della Coscienza di Zeno, e che io trovi un po' di serenità".
E sì, il blog funziona decisamente meglio della Coscienza di Zeno; e io sto finalmente trovando la tanto agognata serenità. Perché questo blog riempie gli spazi vuoti della mia vita; e mi fa sentire felice come fossi innamorata. C'è chi mi fa notare che doversi concentrare su qualcosa per sentirsi in pace con se stessi dimostra poco equilibrio. Non sono d'accordo. Concentrarmi su qualcosa, come un uomo, questo blog, uno sport, la cura della pelle, la dieta, un qualsiasi obiettivo da raggiungere o una qualsiasi sfida da vincere, è il mio modo per pensare a me stessa, per sentirmi viva; di più: per sentirmi potente. Ogni volta che raggiungo l'obiettivo prefissato mi sento appagata. E questo senso di esaltazione permane dentro me per qualche giorno. Appena mi accorgo che sta per svanire, elaboro immediatamente una nuova sfida, che puntualmente vinco. E il senso di esaltazione torna a pervadermi. In questo modo sono sempre felice. C'è chi mi dice anche che mi accontento di poco. Questo non è affatto vero, perché con questa mia determinazione ho realizzato tutti i miei sogni, tra cui ad esempio il lavoro che faccio. Ma anche nel caso in cui mi accontentassi veramente di poco, che male c'è se questo poco mi rende felice? Del resto il pensiero epicureo sulla felicità si può riassumere con la massima che tutti conosciamo: "chi s'accontenta gode". Ed è proprio così.
La mia amica Verdiana spesso si lamenta perché il tipo che frequenta la fa stare bene, sostiene di volerle bene, non ha problemi a farsi vedere pubblicamente con lei, ma non ufficializza il loro rapporto e non la tempesta quotidianamente di messaggi. Faccio sinceramente fatica a capire quale sia il problema di Verdiana. Molte donne hanno rapporti ufficializzati da un anello, ma i loro mariti le tradiscono o, peggio ancora, le picchiano o le torturano psicologicamente. E allora? Siamo sicuri che un rapporto ufficiale sia necessariamente migliore di uno non ufficiale? E l'essere tempestati di messaggi è a parer mio alquanto soffocante, non trovate?
La stessa Verdiana mi consiglia di non frequentare nessuno perché potrei innamorarmi e stare male come lo sono stata per Dario. Quindi potrei anche smettere di uscire di casa così sono sicura che nessuna tegola mi cadrà mai sulla testa. Ovvero dovrei rinunciare a vivere per evitare il rischio di soffrire nuovamente. Ecco, questa è la cosa più sbagliata che si possa fare. Perché le cose che mi hanno arrecato sofferenza nella vita, sono le stesse che prima mi avevano regalato la felicità. Tra l'altro, dopo tutti questi fallimenti, ho imparato la lezione: non mi interessa sapere cosa accadrà domani. A me basta che il tipo che frequento mi voglia bene adesso. E che si comporti bene adesso. Non mi interessa ufficializzare niente e nemmeno sapere che piega prenderà un domani la nostra storia. Preferisco godermi il momento. Mi concentro sull' "hic et nunc". Perché come diceva Lorenzo de' Medici: "Chi vuol esser lieto sia. Di doman non c'è certezza".
Un ultimo appunto: molti di voi sono sicuramente amanti della moda, ma in pochi potranno permettersi abiti di Haute Couture, quindi vi accontentate del pret-a-porter, e non ve ne vergognate. Fate la stessa cosa con la felicità: accontentatevi di una felicità pret-a-porter, cioè pronta da indossare, e non vergognatevene.
Questo blog fa parte della mia felicità pret-a-porter. Fate come me, trovatevi la vostra.
Au revoir, mes amis! ;-)