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sabato 29 agosto 2015

Alone Again (Naturally)

Scrivo per rassicurare tutti i lettori che si sono amorevolmente preoccupati per me e che mi hanno scritto in privato per sapere se mi fossi già lanciata nel fiume tra le nutrie e le paperelle. No. Come vedete sono ancora viva, vegeta e bloggante. E non ho mai avuto la benché minima intenzione di affogare in un modo tanto ridicolo. È solo che mi piace fare uso di iperboli per enfatizzare i miei stati d'animo. Lo trovo divertente. Non so se avete mai avuto il piacere di ascoltare "Alone Again (Naturally)" di Gilbert O'Sullivan. C'è un pezzo in cui dice: "In a little while from now if I'm not feeling any less sour, I promise myself to treat myself and visit a nearby tower and climbing to the top will throw myself off".

Il senso è che, se il protagonista del testo di questa canzone non riuscirà a riprendersi velocemente dalle pene d'amore, si getterà da una torre. Non so voi, ma a me queste parole, sebbene molto tristi, hanno sempre fatto ridere. Perché chi vuole veramente suicidarsi per amore non lo dice. Purtroppo lo fa e basta. Chi lo dice invece, o vuole farsi compatire e attirare attenzioni su di sé, oppure vuole fare dell'ironia per sdrammatizzare ed esorcizzare più facilmente una situazione di per sé dolorosa. Io sono stata davvero malissimo per Gabri, e più di una volta purtroppo. Ma trovo che le tragedie d'amore abbiano spesso dei risvolti comici se guardate dall'esterno. Ho quindi immaginato di essere uno spettatore al di fuori della mia storia, l'ho guardata con altri occhi e mi è venuto da ridere pensando che si possa stare così male soltanto per amore. Quando i veri problemi della vita sono altri. Estraniarmi dalle situazioni che vivo è una tecnica che uso spesso e che consiglio a tutti voi perché permette di vedere le cose con maggiore lucidità e di inquadrarle nella giusta prospettiva. 
E poi volete sapere l'epilogo? Gabriele ed io siamo troppo intelligenti e pacifici per restare nemici giurati a vita. La nostra amicizia prosegue a gonfie vele. E vi svelo il mio trucco infallibile per vivere sereni: quando si vuole restare single (come me in questo momento), è decisamente comodo innamorarsi di qualcuno con cui non riusciamo ad avere una storia ufficiale. Così non si corre il rischio di ritrovarsi fidanzati e ci si gode appieno la tanto agognata libertà. Tradotto: non preoccupatevi per me, perché non solo non mi suicido, ma anzi, mi sto davvero divertendo.
Au revoir, mes amis! ;-)

domenica 23 agosto 2015

Kerry tra i fiori

Oggi scrivo perché ho bisogno di sfogarmi. E anche di tutto il vostro supporto morale. Mi sono appena lasciata con un tipo con cui non stavo. Lo so, suona molto paradossale. E so anche cosa starete pensando voi: che ci divertivamo senza impegno. Ed è qui che vi sbagliate. Perché in questa storia c'è ben poco di divertente. Agli inizi sembrava che Gabriele fosse interessato a me; ma io non ricambiavo perché avevo in testa soltanto Dario. Ve lo ricordate Dario? Lo considero a tutt'ora il mio ideale di uomo e gli voglio un gran bene, ma nulla più, perché nel frattempo è diventato il mio migliore amico. E mi dà parecchi consigli sugli uomini. Ma tornando a Gabri, anche con lui avevo instaurato una bella amicizia. Poi col tempo ho iniziato a nutrire dei sentimenti diversi. Glielo dico con molta fatica. E proviamo a frequentarci. Un disastro totale. A me lui continua a piacere un sacco, ma non ci capiamo su niente. In realtà non ci capivamo neanche da amici. Ma con gli amici, si sa, ci si passa sopra. Al contrario, quando i semplici amici saltano al livello successivo, quello di  "amici con bonus", ogni parola, ogni gesto risulta inesorabilmente amplificato. Tra mille incomprensioni, Gabriele ed io balziamo in continuazione dalla condizione di amici, a quella di "un po' più che amici", a quella di nemici, e poi di nuovo amici speciali, poi solo amici, poi partner ancora una volta, e ora nemici per sempre. Diciamo che qui l'ossimoro particolarmente in voga nel mondo anglosassone, ovvero "frienemy" (friend+enemy=amico+nemico) non è sufficiente. Per una situazione tanto complessa si dovrebbe coniare un neologismo tipo "frienemartner" (friend+enemy+partner). Scherzi a parte, io non riesco a togliermelo dalla testa. Ma nessuno sa nulla del nostro tira e molla infinito. Perché Gabri è discretissimo. E a me va benissimo così. D'altro canto io stessa amo divulgare solo le cose ufficiali, non certo un ridicolo tira e molla stile adolescenziale, anzi, peggio: perché ammettiamolo, gli adolescenti di oggi sono svegli e sicuri delle scelte che fanno, e avrebbero molto da insegnare a noi quarantenni confusi e frustrati, e non perderebbero tempo con una storia che non vuole iniziare. Invece io ci ho perso mesi. E adesso che sembra tutto definitivamente finito, vorrei buttarmi giù dal ponte che dà sul fiume della ridente cittadina in cui vivo. Non sarebbe male una prospettiva del genere. Mi immagino annegare romanticamente come Ofelia tra i fiori. Avete presente la meravigliosa "Ophelia" di Sir John Everett Millais? Ecco, io ho immaginato una scena del genere. Allora guardo giù dal ponte: non vedo fiori in questo periodo. Solo nutrie e qualche paperella. Potrei comunque lanciarmi ed affogare goffamente tra questi simpatici animaletti. Simpatici si fa per dire. Le nutrie mi disgustano. Non le voglio morte per mano dei cacciatori, per carità! Hanno la stessa dignità di qualsiasi altra specie animale. Ma di lì a tenerle amabilmente in braccio come fa l'ex ministra Brambilla, ce ne corre. Ad ogni modo mi vedo nel fiume, affogata tra i dispiaceri, le nutrie e le paperelle. E non sia mai che qualche pittore preraffaellita risalga dall'oltretomba per fare un bel dipinto anche su di me. Meno affascinante di quello dedicato alla sfortunata eroina shakespeariana; ma sarebbe la mia opportunità per avere finalmente una fama che duri nei secoli. E dopo tutto questo sognare ad occhi aperti, realizzo che i lettori del mio blog resterebbero orfani dei miei post che tanto amano. Non posso davvero farvi un torto del genere. Perdonatemi per averlo anche solo pensato. Quindi, come al solito, au revoir, mes amis! ;-)
Ophelia (1851-52) - Sir John Everett Millais


Michela Vittoria Brambilla e una nutria


sabato 8 agosto 2015

Pernottamento e prima colazione

Tempo di vacanze. Tempo di mare. Finalmente è arrivato il momento in cui possiamo sfoggiare in spiaggia il fisico perfetto che con tanta fatica ci siamo costruiti durante tutto l'anno. Grandi sudate in palestra in sala pesi, sugli attrezzi cardio, seguendo ogni tipo di corso aerobico o tonificante, zumba, pilates, tone up, GAG, aquagym, hydrobike, aqua walking e chi più ne ha più ne metta. Ma soprattutto abbiamo sperimentato almeno otto diversi tipi di diete: da quella senza latte né glutine a quella in cui non si mischiano i carboidrati con le proteine, dalla Dukan alla tisanoreica, da quella del gruppo sanguigno a quella del segno zodiacale, dalla vegana due giorni a settimana per depurarsi alla "vegetariana ma solo quando non ceno fuori con gli amici". E sì, ce l'abbiamo fatta. Abbiamo scolpito un corpo da urlo. È agosto; mettiamo dunque in mostra il nostro fisico in qualche bella località di mare. Prenotiamo subito un bel pacchetto e, ovunque cerchiamo, troviamo la formula magica: "pernottamento e prima colazione". Perché il pranzo lo faremo (scioccamente) in spiaggia per abbronzarci di più. La cena ogni sera in un ristorantino diverso. Ma la prima colazione... ah, la prima colazione! Non possiamo certo rinunciarci. Ma soprattutto, "prima" colazione? Mi ha sempre incuriosito questa coppia di parole. E la seconda colazione qual è? Il brunch? Ma no! Non esiste da sempre il concetto di brunch. E allora? L'aperitivo? Il pranzo? E il pranzo sarebbe quello che noi chiamiamo cena? E la cena è quella che noi chiamiamo spuntino di mezzanotte? Mistero... Ad ogni modo, la prima colazione in vacanza è qualcosa di celestiale. Scommetto che molti di voi quando sono a casa addirittura la saltano o prendono un caffè al volo. Ma in albergo, come si può resistere alla scelta tra colazione continentale e colazione all'inglese? E perché non farle entrambe? Così ci buttiamo su quei meravigliosi croissant, tostiamo il pane, lo imburriamo e lo cospargiamo di marmellata, spalmiamo la Nutella sulle fette biscottate, ci abbuffiamo di prosciutto, salame, formaggio, yogurt, cereali e frutta sciroppata. E in due settimane roviniamo tutto il lavoro che con tanta pazienza, sacrifici e buona volontà avevamo fatto nel corso degli undici mesi e mezzo precedenti: uomini e donne, sembriamo tutti in dolce attesa. Le gambe sono gonfie. E nuotare tutto il giorno non sembra bastare. Chissà perché ci riduciamo così. Io dopo quasi quarant'anni, pur essendo consapevole di questa cosa, non riesco proprio a darmi un freno. Quindi se siete come me vi esorto: la prossima volta andiamo tutti in vacanza sull'isola dei famosi. Vedrete che lì riusciremo a restare belli tonici e senza un filo di grasso.
Au revoir, mes amis! :-)
Colazione all'Hotel Silvano di Diano Marina