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lunedì 21 luglio 2025

I libri di Kerry: Il profumo dei fiori di zafferano di Clare Marchant

Che splendida scoperta quest’autrice, Clare Marchant, 
così appassionata di storia inglese da saperci scrivere uno splendido romanzo in cui finzione e realtà s’intrecciano in modo eccellente. 
Il profumo dei fiori di zafferano narra la storia di due donne:
- Amber, che nel 2019 si è temporaneamente trasferita nell’enorme casa di famiglia, Saffron Hall, in cui vive il nonno, per  prendersi un anno sabbatico dal mondo e riuscire a riprendere in mano la propria vita dopo una terribile disgrazia, ed intanto lo aiuta a catalogare ed archiviare i libri presenti nell’immensa libreria;
- Eleanor, che vive in epoca Tudor, durante le grandi riforme ecclesiastiche di Enrico VIII, che deve affrontare al meglio i problemi di un periodo così pieno di cambiamenti, e che trova rifugio e un po’ di serenità in tutto ciò che i monaci le hanno insegnato, come ad esempio coltivare ed utilizzare le erbe officinali, creare inchiostri colorati e scrivere minuziosamente in una calligrafia raffinatissima, e soprattutto come coltivare, confezionare in panetti ed usare in cucina il preziosissimo zafferano.
Queste due donne saranno accomunate da un insolito triste destino, e mentre la narrazione viaggia veloce verso un finale emozionante, ci auguriamo fino all’ultimo che riescano, paradossalmente, con le loro diverse storie di vita, ad aiutarsi vicendevolmente, nonostante le distanza di cinquecento anni che le separa.
Questa lettura mi ha decisamente appassionata ed intrigata.
Mi sono perdutamente innamorata di tantissimi personaggi presenti nel libro e dell’autrice stessa, che ha saputo affrontare un tema estremamente delicato con dolcezza, comprensione ed empatia, ma anche con il giusto sprone ad andare avanti, sempre. Dum spiro, spero, “finché respiro, ho speranza”: è il motto di alcuni protagonisti della storia, e ci viene ripetuto come un mantra così tante volte, che non può far altro che diventare anche il nostro.
Ed ora veniamo ai personaggi, tanto meravigliosi quanto umani, con i loro difetti che li rendono credibili, ma che ci sanno conquistare pagina dopo pagina:
- Eleanor, forte e caparbia, risoluta quale dev’essere una donna del suo rango, nonostante la sua giovanissima età, ma che sa essere dolcissima con chi le sta a cuore.
- Amber, testarda anche lei, ma per cui non possiamo che provare tenerezza.
- Greville, super iper affascinante!
- Jane e Henry Lutton, tanto diversi tra loro quanto ugualmente adorabili.
- il piccolo Tom, tenerissimo, il cui carattere amabile si rivelerà una risorsa indispensabile.
E poi Jonathan con la sua enorme pazienza da uomo che sa amare davvero, la fedeltà dell’amica Joan e la devozione del maggiordomo Hugh, la simpatia del nonno, l’amicizia di Becky e l’avvenenza di Pete.
Non avrei più voluto lasciare nessuno di loro e, come ogni tanto mi capita con i libri, sento già la mancanza di questi miei “amici” e avrei quasi voluto che la storia non finisse mai.
Ovviamente ho già provveduto a procurarmi altri romanzi di questa fantastica scrittrice.
Au revoir, mes amis! ;-D





lunedì 14 luglio 2025

La vita segreta della casa in miniatura di Audrey Burges

Attirata dai colori pastello della copertina, che fa infatti pendant col mio vestito preferito, e affascinata dal titolo che “sa di favola”, ho afferrato La vita segreta della casa in miniatura di Audrey Burges
dallo scaffale più alto della mia libreria di fiducia e mi sono subito lasciata conquistare dalla seconda di copertina, in cui si riassume che Myra Malone gestisce un blog seguitissimo, dedicato alla sua meravigliosa casa in miniatura, e ben presto Alex Rakes scoprirà che quella casetta è identica alla villa in cui vive…
Il libro racconta una storia piena d’amore, amore per i figli, amore per i nipoti, per i nonni, amore nelle coppie felici. E sicuramente racconta anche dell’amore per la nostra casa, intesa come il nostro rifugio più intimo, la nostra famiglia. Se si legge la dedica che l’autrice antepone alla narrazione: “Ai miei genitori, Dennis e Jená: i miei primi tessitori di racconti, i miei primi lettori, i miei primi editor, la mia prima storia d’amore - E a Nina, la nostra Trixie, di cui sentiremo per sempre la mancanza”, e se si vanno subito a vedere le cinque pagine di ringraziamenti finali, ci sarà facile capire il motivo per cui la Burges ha scritto una storia tanto romantica, ovvero il grande affetto che sembra nutrire per le persone che hanno la fortuna di far parte della sua vita.
Myra Malone, la protagonista del romanzo, non è però circondata da così tanti amici e nemmeno da molti familiari. Vive, anzi, come una reclusa spersa tra le montagne. Eppure la sua infanzia, trascorsa con i genitori ed i nonni, era stata estremamente felice; ma adesso divide la sua vita tra la minuscola casa che si diletta ad arredare con tanta cura,  e la sua amicizia con la fedelissima Gwen. Tutto acquisterà un significato diverso quando Alex si accorgerà appunto di vivere proprio in quella villa in miniatura.
Si tratta quindi di un romanzo rosa? Oppure di un fantasy? O del tanto in voga “realismo magico”? O forse nessuna delle tre o tutte assieme. Ovviamente non ve lo dirò. Come al solito, no spoilers. Vi garantisco però che la trama ha avuto per me dei risvolti piacevolmente inaspettati. E, inutile dirvelo, l’ho apprezzata tantissimo.
La lettura si è rivelata estremamente piacevole e mi è venuta voglia di fare mille domande alla simpaticissima Audrey: ad esempio, come le è saltata in mente l’idea di una casa in miniatura, oppure, come è riuscita a creare dei personaggi così meravigliosi e credibilissimi, quali Alex, Gwen, e soprattutto la mitica Ellen. E se mai mi risponderà, vi svelerò ogni segreto.
Au revoir, mes amis! ;-D





domenica 29 giugno 2025

Il diario del Seduttore di Søren Kierkegaard

Cara lettrice, caro lettore,
Mi accingo a recensire questo libro con molta umiltà, ovvero,
essendo totalmente priva delle conoscenze e delle competenze che mi servirebbero per disquisire di un trattato filosofico, mi limiterò a scriverne da profana quale sono. Non me ne vogliano quindi i vari studiosi, insegnanti e ricercatori di filosofia, se troveranno banali le mie opinioni ed inesatte le mie parole.  
La mia intenzione infatti è semplicemente riferire le mie impressioni su ciò che viene raccontato in quest’opera, così come faccio per qualsiasi altro libro.

Premesso questo, per chi non lo avesse mai incontrato nei suoi studi scolastici, Kierkegaard è stato un filosofo del periodo romantico, sebbene si discostasse dal pensiero di molti suoi contemporanei. Ho deciso di addentrarmi in questa lettura dopo aver letto il libro di Matteo Saudino, La Filosofia e Star Wars.
Il diario del Seduttore è composto principalmente dal diario di Johannes e dalle sue lettere a Cordelia (compaiono anche alcune delle lettere scritte da lei).
Ciò che maggiormente mi ha colpita, più del pensiero kierkegaardiano, è l’attualità del comportamento del protagonista, tipico narcisista dei nostri tempi, la cui massima aspirazione non è il possesso dell’oggetto (“Il semplice possesso è poca cosa”, p. 49), ma indurre la preda alla brama ossessiva del suo seduttore. E non è un caso se sto usando il termine “preda”. Il narratore si ritrova spesso, infatti, a parlare della conquista amorosa, utilizzando parole concernenti la battaglia. “Conquista” è già di per sé un termine spesso adoperato in ambito bellico. Inoltre, “ecco dunque il principio strategico, la legge di tutti i movimenti di questa campagna: entrare in contatto con lei sempre in una situazione interessante. L’interessante è quindi il campo sul quale va condotta la battaglia, la potenza dell’interessante dev’essere esaurita” (p. 61); oppure, “non abbiamo rovinato questo momento per ingordigia, con tempestive anticipazioni, di questo puoi essermi grata, mia Cordelia. Io lavoro per sviluppare l’antitesi, tendo l’arco dell’amore per ferire più a fondo possibile. Come un arciere allento la corda, la tendo di nuovo, ne ascolto il canto, è il mio ritmo marziale, ma non miro ancora, non incocco la freccia.” (p. 65). In quest’ultima citazione possiamo notare come il narratore si erga quasi a salvatore dell’amore più puro ed elevato, funzione per cui sembra suggerire all’eletta di mostrargli riconoscenza, anche se “non dev’essermi debitrice di nulla, perché è libera che la voglio, solo nella libertà v’è amore, solo nella libertà v’è  passatempo ed eterno divertimento.” (p. 78). D’altra parte è l’amore, o una parvenza di esso, ciò che cerca un seduttore, e non il mero appagamento sessuale: “ non mi interessa affatto possedere la fanciulla in senso esteriore, quanto piuttosto goderne artisticamente.” (p. 91).
Altre due caratteristiche che ho trovato in Johannes e che sono tratti salienti del disturbo narcisistico, sono sicuramente l’ossessione per la giovinezza e l’essere innamorati di sé stessi. A proposito della prima, leggiamo: “quale potere ringiovanente ha una giovane fanciulla! Non la frescura dell’aria mattutina, non il sibilare del vento, non la freschezza del mare, non il profumo del vino, il suo aroma: nulla al mondo ha un simile potere ringiovanente.” Quanto alla seconda caratteristica, nonché tratto narcisistico più eclatante, ci confessa: “sono innamorato di me stesso, questo si dice di me.” (p. 129).
Chissà se Alexander Lowen, medico psicoanalista della scuola di Wilhelm Reich, autore del saggio Il narcisismo - l’identità rinnegata, e ai cui studi tanto mi ero appassionata qualche annetto fa, ha mai letto questo testo. Essendo stato un grande studioso della suddetta patologia, suppongo di sì. Peccato non averglielo potuto chiedere finché era in vita. Ma se qualcuno tra voi lettori conosce la risposta, gentilmente, me lo faccia sapere. :-)
Au revoir, mes amis! ;-)




 


lunedì 23 giugno 2025

I libri di Kerry: L’assassino cieco di Margaret Atwood

Amo Margaret Atwood. Amo il flusso di coscienza con cui racconta le sue storie. E ovviamente ho amato anche questo romanzo come gli altri suoi che ho letto.
L’assassino cieco però risulta molto diverso da Il Racconto dell’Ancella o da L’Altra Grace. Iris Chase Griffen, ormai anziana, annota su un quaderno le proprie memorie e comincia con questa frase: “dieci giorni dopo la fine della guerra mia sorella Laura volò giù da un ponte con un’automobile.” Laura aveva solo venticinque anni. Ed Iris sembra piuttosto certa che si sia trattato di suicidio. Per capire come si è arrivati a questo punto, ci viene raccontato tutto, da ben prima degli inizi: sapremo quindi della tenuta di Avilion in cui aveva già abitato la raffinata nonna Adelia, della fabbrica di bottoni messa in piedi dal nonno Benjamin Chase, leggeremo del matrimonio dei genitori di Iris e
Laura; soprattutto impareremo a conoscere (e nel mio caso, ad amare) queste due sorelle, le vedremo prendere lezioni da questa istitutrice o da quell’altro professore, le sorprenderemo quando non avranno voglia di fare i compiti, le vedremo crescere, passare attraverso lutti e sofferenze, innamorarsi… 
Non è stata affatto una lettura noiosa, anzi, l’ho trovata piuttosto veloce, eppure accadono così tanti avvenimenti che mi sembrava che pure io stessi leggendo da svariati anni. Mi è sembrato di aver trascorso tutta la vita con le due protagoniste. E appena l’ho terminato, mi ha lasciato un senso di stordimento.
Non ho una sorella, quindi non credo di poter comprendere appieno, ma mi ha colpito parecchio il modo in cui la Atwood sa mettere su carta il complesso intreccio di emozioni e sentimenti contrastanti che si vengono a creare naturalmente nei rapporti umani, come ad esempio quel misto di rivalità affiancata da un’indiscussa complicità tra Iris e Laura.
Inoltre l’autrice ha saputo calibrare in modo eccellente le varie parti della narrazione che si intersecano tra loro: il quaderno di Iris, zeppo di ricordi mescolati a commenti sul presente; trafiletti di giornali che ci danno scorci sulle varie epoche attraversate; parti del libro fantascientifico scritto da Laura Chase e pubblicato postumo. 
Una particolarità che apprezzo in tutti i romanzi di Margaret Atwood, e che in questo appare forse perfino più evidente, è la sua sagace ironia che troviamo ad ogni pagina, quasi ad ogni riga: talvolta mi sono sorpresa a sorridere, quasi a ridere, di una risata amara, da cui è sempre scaturita un’amara, breve riflessione sulla società, questa società, o quella del secolo scorso, o quella del lontano pianeta Zycron, in cui le donne devono sottostare a regole precise, non potendo esprimersi come vorrebbero, al punto che si arriva perfino a tagliare loro la lingua, chiara metafora dell’impossibilità di avere una voce nella collettività.
Inutile dirlo: Margaret Atwood non delude mai. Sperando che si decidano finalmente a darle il Nobel.
Au revoir, mes amis! ;-)







giovedì 19 giugno 2025

La vegetariana di Han Kang

“Premio Nobel per la letteratura 2024” si legge sulla fascetta rossa che avvolge la copertina. E come affermo sempre, se si prende il Nobel un motivo ci sarà. 













Ho pianto. Perché il libro finisce male? Perché il libro finisce bene, ma è commovente? Nessuna delle due. Mi ha colpita con veemenza la forza che questa storia trasmette attraverso i suoi personaggi. Due in particolare, due donne con un passato comune, molto diverse tra loro ed entrambe meravigliose.
Ho empatizzato tantissimo con Yeong-hye, che di punto in bianco diventa vegetariana senza il minimo ripensamento, spiazzando tutti i suoi familiari. Mi ha coinvolta così tanto che da quando ho preso a leggere, ho smesso di mangiare carne. Non so quanto durerà, ma il pensiero di ciò che si cela dietro ad una bistecca attualmente mi nausea. Sicuramente a breve desisterò, come ho sempre fatto. Perché il vegetarianesimo non è mai una scelta facile: ho letto che la stessa autrice non è vegetariana. Mangiare ad ogni pasto non è una reale necessità, ma un atto di convivialità. Potremmo nutrirci ugualmente senza sederci a tavola con gli altri. La protagonista, rinunciando a mangiare i piatti che le vengono propinati, dovrà quindi scontrarsi con il mondo che fatica ad accettare questa sua scelta, e che non proverà nemmeno a comprenderla. Anche se in questo caso il termine “scelta” suona di per sé sbagliato: appare più come una consapevolezza che giunge all’improvviso, quasi un’illuminazione. 
Di colpo si prendono le distanze da ogni forma di violenza, e paradossalmente questo scatenerà ancora più violenza. La silenziosa ribellione di Yeong-hye andrà ben oltre lo smettere di mangiare carne. Sarà proprio lei, con i suoi silenzi, che ci darà un’importante lezione di vita: optiamo per la gentilezza non forzata, comportiamoci con amore, anche quando ci arrabbiamo, perché la violenza, perpetrata o subita, ci porta soltanto a spegnerci.
La vegetariana di Han Kang è un libro che segna profondamente il lettore, e che consiglio vivamente.
La trama mi spaventava, e non l’avrei letto se non me l’avesse regalato Elisa, la mia carissima amica e collega, che sempre capisce quali libri fanno al caso mio. Ed aveva ragione anche stavolta, perché è una storia che porterò nel cuore.
Au revoir, mes amis! ;-)


venerdì 13 giugno 2025

Sotto la porta dei sussurri di T.J. Klune

Sotto la porta dei sussurri di T.J. Klune mi ha fatto l’effetto di un gioiellino “inaspettato” (leggere il libro per capire).
Wallace Price, avvocato di successo, uno squalo che non prova pietà per nessuno, dipendenti compresi, viene improvvisamente colto da un malore, che si rivelerà subito essere fatale. Un infarto. Ed ecco che la sua spregevole vita termina così miseramente nel suo studio. Ma prima di attraversare il Passaggio di Caronte, Wallace avrà (forse) l’opportunità di riscattarsi, incontrando mietitori, traghettatori, ed altri fantasmi come lui. Questo è solo l’incipit di una lunga serie di avventure immerse in un mondo semi-fiabesco che, grazie alla profonda empatia dei protagonisti, ci insegnerà come affrontare ed elaborare gli eventuali lutti che la vita ci vedrà, o ci ha già visti, costretti a sopportare. Ci mostrerà inoltre che c’è sempre tempo e spazio per l’amore, in ogni sua forma, e che tardi è decisamente meglio che mai.
I toni sono a tratti scherzosi, a tratti più seri. Ma non pensate che l’autore si sia accostato ad un tema così delicato con superficialità: al contrario, leggendolo mi è stato chiaro che si spendono così tante parole solo su qualcosa che ci ha toccato da molto vicino, e scrivere è sempre un ottimo modo per trovare la forza di andare avanti.
Un’atmosfera poetica pervade tutta la storia. Sussurri in sottofondo che ci prendono per mano e ci accompagnano per tutta la vicenda. Un libro che vi farà innamorare, e lo affermo senza retorica.
Non vi resta che aprire la prima pagina, ma non la porta: quella può tranquillamente aspettare.
Au revoir, mes amis! ;-)

lunedì 26 maggio 2025

The Girl with No Soul by Morgan Owen

With great pleasure I’m going to tell you about a fantastic budding author: Morgan Owen.

Morgan Owen is really fantastic for at least three reasons:

- she’s fantastic because she is a fantastic writer;

- she’s fantastic because she writes fantasy novels, that are fantastic, of course;

- she’s fantastic because she is very kind and very sweet and so kind to answer all my questions on Instagram. And here you have her profile address: https://www.instagram.com/sailor.crossing?igsh=MTIyaDVob2RjcnUxcg==.

Her debut novel, released in 2022 and published in Italy in 2023, is titled The Girl with No Soul

and in fact it is a dystopian novel disguised as a young adult fantasy fiction. The plot revolves around the adventures of a girl with no soul who goes around the streets of Providence, succeeding in being unnoticed thanks to this feature, and who steals memories for the Countess.

Iris, that’s the name of the protagonist, has neither a soul nor a past, that prevents her to feel those emotions that she desperately longs for, such as the love for a mother or for a partner or the melancholy for someone who is not here anymore. These souls are really important in Providence because they provide the identity card for any of the inhabitants, and if a soul is judged corrupted by the Order, it might be reformed, purified or, even worse, destroyed. Thanks to the study of the anatomy of the soul, centuries ago in Providence they found out that the soul could be divided into five parts, and they have five corresponding aristocratic houses that all together form the Order.

Thanks to the Eyes of the Obscura, the most powerful house, all the souls are spied and controlled constantly…

We’ll follow the adventures of Iris and of other young heroes in this mean dictatorial world. I assure that you’ll hold your breath till the end.

The protagonist is really charming and you can’t help falling for her, thanks to her fighting character, proud and very sweet as well; also the people she will bump into during her adventures will prove friendly and interesting.

The story is fluent, but there is a lot of food for thought: would we be ourselves without our souls? Would we make the same choices and love the same people, or not?

I’d like to praise the author for the characters’ names chosen: they’re all wonderful and evocative.

The story is original and well planned.

I’ll tell you more: I’ve even appreciated the final thanks, which touched me, and which show the great humbleness of this young writer. And that’s the reason why I’ve already ordered this book in its English version, together with its sequel, The Boy with the Haunted Heart. I’m looking forward to re-reading this wonderful novel in its original language, and to learning what will happen next.

Au revoir, mes amis! ;-)