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mercoledì 3 settembre 2025

Il club dei delitti del giovedì di Richard Osman

Come resistere alla tentazione di un film in cui compare un cast stellare, composto da Helen Mirren, Pierce Brosnan, Ben Kingsley,
David Tennant, Tom Ellis, Celia Imrie, Henry Lloyd-Hughes e Jonathan Pryce? Esatto, non si può!
Così quando ho saputo che Netflix avrebbe trasmesso Il club dei delitti del giovedì, tratto dall’omonimo romanzo d’esordio del presentatore televisivo inglese Richard Osman, mi sono immediatamente fiondata ad acquistarlo (nonché i tre seguenti, ovviamente!).
Non mi sono mai considerata una lettrice di gialli, ma mi devo ricredere. La storia, che vede protagonisti una banda di quattro arzilli pensionati che si divertono a risolvere omicidi vecchi e nuovi, è un esilarante mix di suspenseBritish humour, riflessioni sulla vita ed il tempo che scorrono inesorabili, e buoni sentimenti, senza però mai scadere in un polpettone melenso e stucchevole.

I colpi di scena non mancano, ma il bello non sta tutto lì, anzi, sta nel viaggio meraviglioso ed emozionante che compiamo insieme ai protagonisti. Si tira perciò un sospiro di sollievo quando si arriva alla fine, sapendo che sono già state pubblicate altre avventure dei nostri beniamini, che quindi non ci lasceranno orfani troppo presto.
I personaggi mi sono sembrati tutti fantastici, anche quelli che dovrebbero risultare meno simpatici o quelli che svolgono un ruolo secondario, se non addirittura marginale.
Ma il quartetto di Elizabeth, Joyce, Ibrahim e Ron spicca su tutti.
Quanto vorrei essere tosta come Elizabeth! Anche se mi vedo decisamente più simile alla sempre entusiasta Joyce.

Lo stile narrativo è veramente accattivante e coinvolgente.
Il film Netflix risulta abbastanza fedele, a parte alcuni cambi e tagli necessari, poiché le dinamiche cinematografiche sono sempre differenti da quelle narrative; vi confesso però, senza spoilerarvi nulla, che non ho ben compreso alcune modifiche, rispetto al libro, nell’ultima mezz’ora di film: era davvero necessario stravolgere un personaggio secondario e un paio, se non addirittura un “trio”, di situazioni che portano al finale?

Ad ogni modo, nel complesso ho apprezzato molto anche questa chicca super British di Netflix. Ma la lettura del libro… IMPAGABILE!
Dunque, cosa aspettate? Andate subito a leggere questo spassosissimo giallo e poi guardate il film, e infine, SCRIVETEMI!!!!!! e ditemi cosa ne pensate di entrambi :-D
Au revoir, mes amis! ;-)









domenica 24 agosto 2025

L’inventario dei sogni di Chimamanda Ngozi Adichie

Quattro donne, quattro storie di vita che si intrecciano; quattro donne diverse con sogni diversi, ed altre donne ancora, in tutto il romanzo, ognuna con i suoi sogni.
C’è la donna che sogna di trovare l’amore vero, con un uomo che arrivi a conoscerla nel profondo, e questa donna non può semplicemente “accontentarsi” di un grandissimo amore; c’è quella che sogna di diventare madre ad ogni costo; c’è anche chi sta bene come sta, senza sentire l’esigenza della maternità, e vive per aiutare le altre donne a realizzare i propri sogni, offrendo loro denaro, “sicura che non l’avrebbero sprecato, perché erano piene di sogni queste donne di paese (p. 402); c’è infine chi sogna un futuro migliore per la figlia o il figlio.
L’inventario dei sogni di Chimamanda Ngozi Adichie si divide in cinque parti, ognuna dedicata ad una delle quattro protagoniste, più l’ultima in cui leggiamo ancora le riflessioni della prima di loro, ovvero Chiamaka, detta Chia. 
Chiamaka è una nigeriana igbo trasferitasi negli Stati Uniti, che ha con gli uomini gli stessi problemi che abbiamo tutte, esattamente come la sua amica d’infanzia, Zikora. 
Omelogor, sua cugina, è invece rimasta in Nigeria, felice di continuare a condurre lì la sua vita piena, e ha creato un blog, Per soli uomini, in cui elargisce loro consigli sui giusti comportamenti da adottare con le donne. 
Infine, Kadiatou, l’unica proveniente dalla Guinea, donna e madre dolcissima, umile, meravigliosa, sarà quella in cui noi donne occidentali ci identificheremo meno, ma di cui è più che giusto conoscere la storia ed i suoi retroscena.
Mi hanno fatto tenerezza tutte e quattro, per motivi molto diversi tra loro. Zikora è forse quella che mi è stata meno simpatica, ma l’ho capita in pieno, eccome se l’ho capita, e non ho potuto fare altro che empatizzare con lei, con la sua ansia di non riuscire a trovare l’uomo giusto per diventare madre.
Chiamaka, la più tenera del gruppo, ha fiducia nella bontà di ognuno di noi ed è profondamente convinta che tutti possano andare d’amore e d’accordo. Credevo sarebbe stata lei la mia preferita, e invece, piano piano, sempre di più, si è insinuata nella mia testa la determinazione di Omelogor: mi era sembrata fin troppo esplosiva nelle prime pagine, ma mi aveva subito suscitato un istintivo moto di simpatia, che si è poi trasformato in un amore viscerale. L’ho amata così tanto che è lei il personaggio di cui mi sono segnata sul quadernino la maggior parte delle citazioni. 
Kadiatou è stata un tuffo al cuore dall’inizio alla fine, fa venire voglia di proteggerla, ma nonostante tutto, ha una forza grandissima e sa cavarsela benissimo da sola.
Mi ha colpita che i capitoli di Chiamaka e Omelogor siano raccontati in prima persona, mentre quelli di Zikora e Kadiatou sono in terza, ma anche in questi la narrazione usa il punto di vista della protagonista del capitolo.
Altro particolare che mi ha colpita positivamente: è impressionante quanto l’autrice sia informata sull’attualità mondiale e sulla cronaca degli ultimi trenta, quarant’anni, e come sia interessata a (e documentata su) tutte, ma proprio tutte, le città di ogni parte del mondo. E ritengo non sarebbe male se anche noi europei ci informassimo un po’ di più sulla storia e sulla politica africana, dal loro punto di vista e non dal nostro, per imparare cose sconosciute ai più, come questa, ad esempio: “Una volta qualcuno che stava leggendo un romanzo sulla guerra del Biafra mi ha detto: - È molto interessante, ma a essere sinceri non ho ancora capito bene perché gli igbo sono stati massacrati -. Io ho risposto che la situazione degli igbo in Nigeria era simile a quella degli ebrei. La gente dice che non bisogna fidarsi degli igbo perché vogliono mettere le mani su tutto, sono attaccati ai soldi e sono troppo arrivisti.” (p.439 - 440)
Amo la letteratura nigeriana da tempo immemore, perché mi ha fatto conoscere ed amare un mondo di cui non sapevo pressoché nulla; e sebbene questo romanzo si rivolga a tutte le donne, ci svela in sordina molto anche sulla cultura nigeriana e su quella africana in generale. 
Vi consiglio caldamente di soffermarvi anche sulla nota conclusiva dell’autrice in cui troverete importanti rivelazioni che forse, come me, non avrete colto del tutto.
Nomino quindi Chimamanda Ngozi Adichie membro onorario del mio personale Olimpo di scrittori preferitissimi. E prima di concludere questa recensione, voglio condividere con voi alcune delle perle che ho trovato in questo libro, che  ritengo illuminanti o semplicemente rivelatrici di ciò che noi stessi pensiamo senza esserne coscienti:
- “Omelogor una volta aveva detto che era un bene che la Nigeria non fosse una meta turistica, perché le persone diventano arredi di scena, e i Paesi spettacoli, anziché luoghi.” (p. 41)
- “ Ma in quel momento non volevo che mi si chiedesse di essere forte. Volevo solo lamentarmi della mia debolezza e poi tornarci, in quella debolezza.” (p. 41)
- “Kadiatou trovò quelle informazioni un po’ eccessive, ma gli americani lo facevano sempre, di entrare in particolari che nessuno gli aveva chiesto.” (p. 252)
- “Stare da soli non significa necessariamente sentirsi soli. Talvolta mi isolo per settimane all’unico scopo di poter stare per conto mio, e mi immergo nella lettura, il grande piacere della mia vita, e penso, e mi godo il silenzio del mio meditare.” (p. 315)
-[…] penso che i sogni siano anticipazioni dell’aldilà, e che noi moriamo quando diventiamo l’io che sogna.” (p. 362)
- “ Sbarratemi una strada che non ho mai nemmeno voluto percorrere, e piangerò la possibilità che ho perduto.” (p. 363)
- “Forse non è la logica che uno cerca nella fede; forse è un aiuto.” (p. 366)
- “ Se le nostre figlie non capiscono quanto sono belle, così come sono, è evidente che abbiamo fallito.” (p. 382)
E quest’ultima citazione è carica di un significato profondissimo, su cui tutti dovremmo riflettere.
Au revoir, mes amis! ;-)



venerdì 15 agosto 2025

And Just Like That…

“E fu così che…” finì un’era. 
Oggi, ferragosto 2025, è uscita l’ultimissima puntata della serie che ci accompagna da sempre, il dodicesimo episodio della terza stagione di And Just Like That…, facente parte del mondo televisivo e cinematografico di Sex and the City. Così stamattina, mentre facevo colazione, ho potuto guardare come si sono concluse le vicende delle nostre beniamine, o meglio, come si sono “non concluse”, perché la vita va avanti, e chissà cos’altro capiterà alle nostre amiche.
Per ora sappiamo solo che hanno raggiunto un’età per cui, finalmente, hanno imparato a stare bene con se stesse, da sole, con un marito che amano, con una persona che sta dimostrando di essere quella giusta, con i problemi e le gioie che ci danno i figli che crescono, con le amicizie che vanno, vengono, si trasformano. 
Il blog di Kerry si chiama così perché, come vi ho già spiegato, il mio maestro delle elementari mi chiamava sempre Deborah Kerr,
e allora fantasticavo di essere una ragazza di nome Kerry. Quando poi ho ripreso questo nome per scrivere online il mio diario, stile “Coscienza di Zeno”, mi ha fatto sorridere l’assonanza con il nome del mio idolo indiscusso, che guarda caso scriveva al suo computer di relazioni difficili e sofferte con gli uomini (e mai davvero di sesso) per articoli che avrebbe pubblicato sulla sua rubrica “Sex and the City”.
Carrie Bradshaw e le sue amiche “mi sono state vicine” per circa venticinque anni, da quando una sera, dopo l’ennesima litigata col fidanzato dell’epoca, che non si sforzava mai di comprendermi, ho fatto zapping tra le lacrime, e sono incappata nella meravigliosa puntata in cui Steve telefona a Miranda per mostrarle una luna blu… e lei si scioglie, ed io con lei. 
Mi ero così tanto innamorata della serie televisiva e delle sue protagoniste, che avevo comprato in inglese il libro che l’aveva ispirata, scritto da Candace Bushnell e poi tutti i DVD per poterla imparare a memoria. Ho visto i film al cinema e li ho riguardati in TV. E ovviamente ho subito guardato ogni puntata di questa nuova serie, sperando non finisse mai; ed invece si è conclusa troppo presto. Sarebbe stato troppo presto anche dopo mille puntate. Perché le amiche, quelle vere, non ci annoiano e non ci stancano mai.
Il mondo di Sex and the City, così come anche quello visto in And Just Like That…, non è solo fatto di scarpe, vestiti, lustrini e sesso sfrenato. Anzi, è soprattutto una storia di amicizia sincera, che ci fa crescere, che ci aiuta ad affrontare le difficili relazioni fra sessi, e le relazioni amorose di ogni sorta. 
Grazie Carrie, Charlotte, Miranda, Samantha, Seema, Lisa per tutto quello che ci avete involontariamente insegnato e per tutto l’affetto ed il supporto che ci avete donato: ne faremo tesoro.
“And just like that… the woman realized she was not alone - she was on her own.”
Au revoir, mes amis! ;-)





sabato 9 agosto 2025

Bride di Ali Hazelwood

Non chiamatelo semplicemente romantasy.
Bride di Ali Hazelwood è sicuramente qualcosa di più.
È una bellissima storia di amore purissimo, di amicizia profonda, ed è altresì un inno alla bellezza delle civiltà multietniche che si evolvono e migliorano grazie alla loro intrinseca interrazzialità ed ai loro ovvi scambi interculturali.
Misery Lark, Vampira e per un decennio garante del suo popolo presso la comunità degli Umani, sarà scelta dal Consiglio come sposa di un capo branco per mantenere la pace anche con i Lupi. Ma Misery ha ben altro a cui pensare: è infatti preoccupata per la scomparsa della sua migliore, anzi unica, amica Serena. Sfrutterà quindi il suo finto matrimonio e la sua permanenza in territorio “straniero” per indagare e scoprire cosa sia successo alla sua amica / sorella.
In un avvincente susseguirsi di colpi di scena impensabili, ci troveremo a ridere per le battute di una protagonista sveglia, spiritosa, simpaticissima, che sa come usare la sua intelligenza e la sua immensa cultura scientifica per rendere il tutto ancora più esilarante. Dieci e lode quindi ad Ali Hazelwood, docente universitaria italo-americana, neuroscienziata, che si è presa una pausa dal mondo scientifico per scrivere romanzi (rigorosamente in inglese), ottenendo così dal suo hobby un successo strepitoso. Questo libro metterà sicuramente d’accordo sia chi ha amato la saga di Twilight, sia chi legge solo spicy romance (di norma non fanno per me, ma ho tollerato bene le scene piccanti perché sono davvero funzionali alla trama e anche decisamente romantiche).
È previsto un seguito, Mate, che uscirà ad ottobre in inglese e, ahimè, a maggio 2026 in italiano; può darsi che lo comprerò in lingua originale, perché sono davvero troppo curiosa di sapere come continua.
Una curiosità: non si sa quasi nulla di Ali Hazelwood, che tra l’altro è uno pseudonimo, e non ho trovato suoi profili social. Una donna evidentemente molto discreta; un ulteriore tocco di classe.
Au revoir, mes amis! ;-)

sabato 2 agosto 2025

Al mare non importa di Manuel Bova

Al mare non importa… e forse nemmeno così tanto a noi.
Al mare non importa, romanzo d’esordio di Manuel Bova, è stato uno dei miei libri da spiaggia, giustamente, visto il titolo.
Ho avuto il piacere di ascoltare Manuel di persona alla presentazione dei suoi tre romanzi, e ci ha illuminato su come i personaggi ad un certo punto della narrazione finiscano per vivere di vita propria e l’autore non può fare 
altro che assecondare le loro scelte di vita e ascoltare ciò che hanno da dire.
Questo discorso è stato piuttosto interessante, perché slega i personaggi dall’autore. 
Massimo, il protagonista, ha un modo di fare divertente, da piacione, risulta sicuramente simpatico ai più, e con il suo carattere riesce a circondarsi di persone che gli vogliono bene davvero. Mentre leggevo, lo immaginavo parlare con la stessa voce del suo creatore: lui stesso mi è apparso infatti dotato di una comicità innata che è piaciuta molto al pubblico con me in sala.
Massimo è però un personaggio di fantasia, e tramite lui Manuel Bova può criticare la nostra società fatta di selfie, messaggi vocali mandati di fretta, noncuranza del dolore altrui; ma il ritratto di Massimo si presta altresì ad essere contestato da chi legge, in quanto si dimostra poco rispettoso degli altri, poco empatico, più concentrato sul proprio dolore per la perdita di una persona cara che sulla perdita stessa. Manuel sembra volerci dare a intendere che, sebbene non sia assolutamente facile cambiare e migliorarsi (spesso, personalmente, mi sembra quasi impossibile…), dobbiamo quantomeno continuare a provarci, e in fondo sì, credo che anche il nostro Massimo alla fine comprenda che bisogna essere meno egocentrati e più attenti agli altri, e chissà, a quel punto la nostra vita potrebbe trovare una svolta tanto inaspettata quanto piacevole…
Bova ci regala quindi uno spaccato impietoso della società, con qualche perla di saggezza, gettando il seme della speranza, il tutto condito da uno stile velocissimo, leggero, da spiaggia.
Una lettura interessante e piacevole :-)
Au revoir, mes amis! ;-D



martedì 29 luglio 2025

Le ricette della Signora Tokue di Durian Sukegawa

Sentarō prepara e vende dorayaki, tipico dolce della tradizione giapponese, da Doraharu
A Sentarō il suo lavoro non piace, e non gli piacciono nemmeno i dolci. Vicino ad un bellissimo ciliegio in fiore, proprio di fronte al locale in cui lavora, Sentarō noterà la presenza della Signora Tokue, anziana donna di settantasei anni, visibilmente malandata, che, indicando l’annuncio esposto sul vetro della bottega, si offrirà di lavorare con lui per una paga davvero misera. 
L’uomo si mostrerà ovviamente titubante agli inizi, ma non sa ancora che basta davvero poco per piantare il seme del cambiamento…

Proseguendo nella lettura, scopriremo che ci verrà insegnato a ripartire da zero, se abbiamo scontato la nostra pena (cosa che sembra tanto facile a dirsi, ma che per molti di noi non lo è affatto); ed in particolare, verremo invitati a stare “all’ascolto”.
“Tutte le cose del mondo hanno il dono della parola, […] Solo ad ascoltarle ci si riempie il cuore. […] La notte, basta prestare ascolto al mormorio delle stelle per sentire lo scorrere eterno del tempo.” (p. 137).

Credo che questo stralcio sia sufficiente a darvi un assaggio della poesia che si cela tra le pagine di Le Ricette della Signora Tokue di Durian Sukegawa.
Troveremo petali di fiori di ciliegio sparsi tra le righe, e ne sentiremo persino il sapore in bocca. 
Sarà come bere un infuso di dolcezza infinita.

Da sempre amo la luna e do un profondo significato ai sogni che facciamo mentre dormiamo: ora che ho letto questo romanzo, so di aver visto giusto in entrambe le cose.
Regalate questo libro alle persone a cui volete bene, ed anche a chi ne ha bisogno. Vi assicuro che sarà come donare loro un dolce infarcito di serenità.
Au revoir, mes amis! ;-)






domenica 27 luglio 2025

The Secrets of Saffron Hall

What a great discovery this writer, Clare Marchant,
so fond of English history to be able to write a wonderful novel in which fiction and reality intertwine in an excellent way.
The Secrets of Saffron Hall tells the story of two women:
- Amber, who in 2019 has temporarily moved to the big manor, Saffron Hall, where lives her grandpa, in order to take a year off and to take the reins of her life again after a terrible disgrace, and in the meanwhile she helps him in cataloguing and archiving the books in the enormous library;
- Eleanor, who lives in the Tudor period, during the great Church reforms of Henry VIII, who has to face the problems of such a transitional period, and who finds refuge and some peace in everything the monks taught her, such as growing and using officinal herbs, creating coloured inks and writing meticulously in a refined calligraphy, and mostly cultivating, packaging in loaves and using in cooking the extremely precious saffron.

These two women will share an unusual sad fate, and while the narration runs fast towards an exciting and moving ending, we hope till the end that they paradoxically succeed, with their different life stories, in helping each other, even though they are separated by five hundred years.
This reading has totally absorbed and intrigued me.
I desperately fell in love with a lot of characters and with the author, who managed to face a particularly delicate matter with gentleness and understanding, and sympathetically, but also with the spur to move on, always. Dum spiro, spero, “until I breathe, I have hope”: this is the motto of some of the protagonists of the novel and it is repeated like a mantra so many times that it can’t but become our motto too.
And now let’s get to the characters, so marvellous but so human nonetheless, with their flaws that make them believable, but who are able to win our hearts page by page:
- Eleanor, strong and stubborn, determined like a woman 
of her social class has to be, despite her young age, who also knows how to act sweetly with the people she loves.
- Amber, stubborn as well: anyway, we can’t but feel sympathy for her.
- Greville, super iper charming!
- Jane and Henry Lutton, so different from each other but equally adorable.
- young Tom, so sweet, whose tender character will prove an essential talent.
And then Jonathan with his incredible patience of a man who truly loves his woman; the loyalty of Eleanor’s friend, Joan, and the devotion of her butler, Hugh; Amber’s grandpa, a total fun; Becky’s sincere friendship and Pete’s charm.
I wish I never had to leave them, and, like sometimes it happens with books, I already miss these “friends” of mine and I even wish the story never ended.
Obviously I’ve already bought more novels of this fantastic writer.
Au revoir, mes amis! ;-D