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mercoledì 25 marzo 2015

Le contraddizioni dei social network

Io amo i social network. Non mi vergogno ad ammetterlo. Mi tengono compagnia ogni volta che mi sento sola. Ma diventano facilmente un'arma a doppio taglio. Mi piace usare Facebook, Twitter, Instagram e Google plus. E pubblico solo ciò di cui mi sento tranquilla.
Ad esempio se litigo col mio datore di lavoro non lo scrivo perché la cosa mi si potrebbe ritorcere contro. Né parlo male dei miei ex o di amicizie finite perché mi sembra indelicato. Non faccio neanche mai commenti su questioni politiche o religiose perché non voglio inimicarmi nessuno e perché le ritengo faccende troppo personali. Ma nonostante i miei accorgimenti, è facilissimo essere stalkerati.
So cosa staranno pensando alcuni di voi: "se ti senti stalkerata, non usare i social network". Ebbene, se lo pensate, vi sbagliate. Avere piacere di usare un social network non equivale a dire avere piacere di essere controllati in ogni minima mossa.
Vi porto degli esempi. Il luogo dove abito non è certo un segreto. Spesso devo fornire il mio indirizzo a sconosciuti, ogni volta che cambio posto di lavoro, ogni volta che faccio un acquisto online, ogni volta che faccio una nuova tessera al supermercato o che mi abbono ad una rivista. Inoltre tutti i condomini del mio palazzo e del palazzo di fronte sanno dove abito. Ma quando qualche anno fa mi è capitato più volte di incontrare, nei pressi di casa mia, un tipo che mi piaceva molto, mi sono sentita a disagio. Nonostante io fossi interessata al tipo e nonostante non ci sia nulla di male se qualcuno passa nella via dove abito, il trovarlo lì spesso e volentieri mi ha fatto sentire controllata. 
La stessa cosa vale per i social network. Scrivere post senza problemi, non significa aver piacere di sapere che qualcuno legga quei post in modo ossessivo.
Il collega che a fine gennaio mi invita a prendere un ginseng grande al bar, mi fa sorgere spontanea la domanda: "come fai a sapere che bevo ginseng? Non te l'ho mai detto". "L'ho letto in un tuo tweet", è stata la risposta. Quel tweet l'avevo scritto a metà ottobre. Più di tre mesi prima. In quel momento sono rabbrividita. Lo stesso collega controllava quanto stavo online su Whatsapp. E mi faceva domande velate per sapere se stessi chattando con qualche bell'uomo. E infine ogni volta che uscivo dalla toilette del posto in cui entrambi lavoriamo, lo trovavo "casualmente" lì a lavarsi le mani. Fortunatamente non è mai successo nulla più di questo. Ma sono proprio questi gli atteggiamenti da evitare. Perché a tutti noi è sicuramente capitato di controllare quanto stia online la persona che ci piace, cosa faccia su Facebook o quali foto posti su Instagram. Ma evitiamo di farglielo sapere, perché la nostra ossessività (comprensibilissima per qualsiasi persona innamorata e naturalmente gelosa) può generare nell'altro/a uno stato d'ansia tale da farlo/a allontanare da noi per sempre.
Non solo. Queste forme di ossessione non fanno bene neanche alla nostra psiche. Quando Dario si stava allontanando da me, ho iniziato, quasi senza rendermene conto, a controllarlo su Facebook e Whatsapp. Se lo vedevo online mi chiedevo con chi stesse chattando. Se non lo vedevo online mi chiedevo nel letto di chi fosse. Ho così ben presto capito che questo forma di controllo era per me deleteria e non mi portava da nessuna parte. E per evitare di continuare a farlo ho persino disinstallato Facebook dal telefono. 
Attualmente ho tutti i miei amici social nuovamente installati su tablet e telefono. Ma non controllo più nessuno. E vivo decisamente meglio. Se mi sento sola, posto, chatto, ma non controllo. E ovviamente scrivo a voi qui nel blog. E questo mi fa sentire davvero felice :-)
Quindi ricordatevi, postiamo, leggiamo i post degli amici, "likeiamo", commentiamo, ma sempre in modo sano, discreto, e senza avere mai atteggiamenti da stalker. 
Au revoir, mes amis! :-)


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