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sabato 19 gennaio 2019

La libertà non ha prezzo




Negli ultimi mesi mi è capitato di vedere e parlare più volte del video di Teresa Cinque che impazza su YouTube: "L'errore di base". La capacità di scegliere, di cui Teresa parla nel video, io credo di averla, anche se forse non per intero. Non so scegliere un compagno che mi tratti bene, ma so ampiamente tenere alla larga da me gli uomini che mi trattano male. Ci esco una volta, due al massimo, o persino tre, ma al primo grave errore che commettono li alzo da terra. Li faccio vergognare così tanto per le loro mancanze che se ne vanno via con la coda tra le gambe e non tornano più da me. Errata corrige: quasi tutti tornano per la verità, ma dopo molto tempo, e ogni volta trovano la porta chiusa. Ormai sono diventata talmente brava a riconoscere i tipi sbagliati, che non mi scompongo nemmeno più; non li alzo da terra, li guardo con un sorriso beffardo, li saluto con gentilezza e me ne vado. E non avranno più una seconda possibilità.
Nonostante la mia freddezza attuale dovuta alla serenità interiore che con tanta fatica ho raggiunto, capita che raramente mi lasci trasportare dall'euforia del momento, in cerca di sogni dorati come quando ero ragazzina. Ed è così che pochi giorni fa ho commesso l'errore, se di errore vogliamo parlare, di trovarmi invischiata in una situazione che non ho gradito e che mi ha lasciato nel cuore un piccolo trauma. Ma questo trauma l'ho superato in un baleno, perché non soltanto possiedo la capacità di scegliere, ma mi appartiene una fortuna ancora più grande: l'essere circondata di amici meravigliosi.
Così quando ti ritrovi da sola in una stazione ferroviaria tanto distante dalla tua città, e vorresti tornare a casa il prima possibile per stringere forte le persone che davvero contano per te, e non sai come fare, perché proprio non ci sono treni, improvvisamente arriva la tua amica a prenderti in macchina, non curante dei chilometri e della benzina, e ti sorride da dietro quei grossi occhiali da sole, bellissima ed impeccabile come sempre, e tu ti senti sciogliere, il tuo cuore rallenta i battiti e ti rilassi, perché hai già capito di essere a casa prima ancora di esserci fisicamente.
E quando di sera tardi o addirittura di notte ti ritrovi inghiottita dai sensi di colpa per tutti gli ipotetici sbagli fatti, spaventata da un qualcosa che nemmeno sai definire e di cui forse non ti rendi davvero conto, e sei così fredda, o meglio scioccata, che non ti scendono le lacrime neanche volendo, e scrivi su WhatsApp ad un tuo amico, lui trova sempre il tempo di risponderti, e ti risponde sempre con tutta la delicatezza che gli appartiene, usando sempre le parole giuste e non facendoti mai sentire giudicata, ed aggiungendo spesso un tocco di ironia che ti fa sorridere anche nei momenti più bui.
Ne ho citati due questa volta, ma le persone su cui posso fare affidamento sono molte di più, e quando penso a loro quasi mi commuovo per l'immensa fortuna di cui l'universo ha voluto farmi dono.
E poi c'è Pierre.
Pierre mi cerca solo a tratti. Spesso lo cerco io, talvolta mi cerca lui, anche se era stato lui a trovarmi per primo. Non mi sono mai chiesta il perché di questa strana situazione, e in tutta sincerità non mi interessa. So solo che quando c'è, mi fa stare bene; che è stato la mia ancora di salvezza in alcuni momenti in cui mi sembrava di affondare; che la sua presenza mi ha aiutato ad affinare ulteriormente la mia "capacità di scegliere". Ecco perché non mi arrabbio più con gli uomini che provano a trattarmi male. Nella mia testa semplicemente mi chiedo: "Pierre lo farebbe? Che cosa direbbe Pierre di questa situazione?" 

Pierre sostiene, con molta naturalezza, che le donne vadano rispettate ed amate, e che questa dovrebbe essere la normalità, e con l'innocenza di un bambino si stupisce che invece non lo sia e che io abbia avuto così tante storie malate e così tanti incontri con uomini che non meritano questo appellattivo.
E dopo la fatidica domanda "Pierre lo farebbe?" tutto diventa immediatamente chiaro. Sorrido con gentilezza al tipo in questione, giro i tacchi e sparisco. E come ogni volta torno da Pierre, che, badate bene, non è un ripiego.
Al contrario, Pierre è il mio sogno segreto, ma non possiamo stare insieme per due motivi:
- il primo è che vive in un'altra galassia, da cui probabilmente provengo anch'io e in cui però non sono ancora pronta a tornare; lui si teletrasporta sulla Terra quando può e quando ne ha voglia, ma non sempre può;
- il secondo è che io NON APPARTENGO A NESSUNO. Ricordo che fino a pochissimo tempo fa mi piaceva l'idea di appartenere a qualcuno, mi faceva sentire protetta. Non è più così. Essere di proprietà di qualcuno mi fa sentire in gabbia, sempre e comunque, anche se mi tratta nel migliore dei modi. Dopo un breve periodo di frequentazione mi sento soffocare. Lo vedete come un problema voi? Io la vedo come un'enorme conquista e ne vado fiera. Finalmente mi sento autonoma, indipendente, libera. Mi sento in grado di gestire la mia vita senza il supporto di nessuno. Nemmeno i nostri figli ci appartengono. Ed è quello che sto cercando di insegnare ai miei.

La libertà non ha prezzo.


Mi rispecchio molto in quella canzone dei Tribalistas che cantava: "Eu sou de ninguém, eu sou de todo mundo e todo mundo é meu também".

Mi piace quando Pierre mi definisce "sua", ma sa che può farlo solo raramente e che mi considero sua per brevi istanti; e gli va bene così, mi lascia scappare, perché lui stesso deve fare ritorno nella sua galassia il prima possibile, e non si preoccupa di nulla, perché sa che quando torna mi ritrova; e se non dovesse trovarmi più, il problema non sussisterebbe comunque: vive bene nella sua galassia anche senza di me. In questo modo entrambi ci sentiamo liberi e padroni di noi stessi, e assolutamente non responsabili per l'altro. Ed è una sensazione bellissima, che mi fa sentire leggera e soprattutto viva.

Pierre ha davvero dato il "la" alla capacità di scegliere che già possedevo. Qualche settimana fa mi stavo domandando se avrei fatto bene a provare ad intraprendere una relazione. Ero piena di dubbi e punti interrogativi, ma anche molto euforica per la nuova situazione a cui non ero più abituata da tempo. Ed ecco che Pierre piomba improvvisamente sulla Terra. Gli dico che non è il momento, che così mi confonde e che deve andarsene. Pierre è un gentleman, non obietta nulla, non prova a convincermi del contrario, e con la sua solita eleganza francese (per cui noi britannici abbiamo un debole anche maggiore rispetto a voi italiani) se ne va.
Ma quando due giorni dopo incontro il tipo, sorrido e penso: "Pierre lo farebbe?" e mi è subito chiaro cosa devo e cosa non devo fare. Tiro un sospiro di sollievo e decido di non intraprendere nessuna relazione. E quando nella notte mi ritrovo delusa, infreddolita e spaventata in una terra lontana che non conosco, arriva lui che ha captato le mie richieste di aiuto. E senza rinfacciarmi nulla mi tende una mano e mi salva. Da chi mi salva? Da me stessa, dai miei fantasmi, dalle mie paure, dalle mie mancanze di rispetto verso me stessa.
Grazie Pierre, ti voglio bene.
Anche tu dici di volermene. Non so se sia vero, ma non importa. L'importante è che quando ci sei tu sto bene, e mi dai coraggio e speranza, perché le persone come te possono esistere ed effettivamente esistono.
Auguro a tutti voi con tutto il cuore di trovare, se già non lo avete, almeno un Pierre su cui contare.
Au revoir, mes amis ;-)




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