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martedì 7 maggio 2024

Klara e il sole di Kazuo Ishiguro

 “Prima di vedere quella coppia non mi era mai passato per la mente che un AA potesse stare con un bambino che lo detestava e che non lo voleva più, e che potessero comunque rimanere insieme”. Questa la saggia considerazione che Klara fa nella prima parte di Klara e il sole. E chi di noi può dire di non essersi riconosciuto almeno una volta in una situazione del genere? Attraverso il racconto in prima persona di tutta la sua vita, Klara ci fa riflettere su molti aspetti delle relazioni interpersonali.
Klara non è una semplice bambina, ma un AA, ovvero un robot che si nutre di energia solare. È un AA decisamente sofisticato, sebbene non il più sofisticato che si possa trovare in commercio, eppure ha qualcosa di diverso dagli altri; esattamente come succede ai bambini, anche gli AA possono avere qualità peculiari che li distinguono, e Klara ha una sensibilità speciale ed una notevole capacità di osservazione.
Fin dai tempi di Blade Runner, ed anche prima, ci siamo posti il quesito di quanto un androide, una “macchina”, possa nutrire sentimenti e provare emozioni, ma anche stavolta Ishiguro va oltre (d’altra parte non si prende il Nobel per caso), e le sue domande non si fermano qui. 
“Ciò che mi diventava ogni giorno più chiaro era fino a che punto gli umani, pur di evitare di sentirsi soli, potessero compiere manovre molto complesse e pressoché incomprensibili”: ed in effetti da sempre cerchiamo di evitare la solitudine e la paura del vuoto, da sempre quindi ci aggrappiamo alla speranza, alla religione, alla filosofia, all’amicizia, all’amore. E se lo facciamo noi, perché non dovrebbe farlo un essere creato a nostra immagine e somiglianza? Ecco quindi che Klara osserva le persone, osserva ciò che ha intorno, osserva tutto, perché ogni cosa può essere fondamentale per comprendere le persone che la circondano, così da non recare loro danno, e addirittura poter fare il meglio per loro, così da concedere loro la giusta privacy quando si rende necessario (e privacy è un termine che viene ripetuto spessissimo da Klara, proprio perché per lei è importantissima la discrezione). 
Persino io, che fin da bambina sono sempre stata terrorizzata dai robot umanoidi, desidererei tantissimo avere una Klara in casa, come migliore amica con cui ridere e confidarmi, o come spalla su cui piangere. Perché Klara saprebbe sempre cosa dirmi e come comportarsi.
Klara stessa è bisognosa d’amore, ma preferisce elargirlo più che riceverlo; ed è pronta a sacrificare parte di sé per chi ama. Klara impara a pregare il suo dio, senza averlo visto fare da nessuno, senza che nessuno glielo insegni, perché evidentemente è ciò che sente in fondo al suo cuore o nella sua anima. Questo non ce lo suggerisce apertamente l’autore, ma la riflessione nasce spontanea durante la narrazione, e per quel che mi riguarda chi spera e si rifugia nelle preghiere, non può che avere un cuore ed un’anima. 
Vi cito una frase che ho apprezzato tantissimo e che avevo un gran bisogno di leggere, e ringrazio la dolce Klara per averla condivisa con noi lettori: “[…] avevo anche cominciato a capire che […] la gente sentiva il bisogno di predisporre un aspetto di sé da mostrare ai passanti - come avrebbe fatto nella vetrina di un negozio - e che non era il caso di prendere troppo sul serio quel lato esibito, una volta passsto il momento”.
Appena chiuso il libro, avrei

tanto desiderato avere il numero di telefono di Ishiguro per condividere con lui i miei pensieri e per tempestarlo di domande. 
E con questo romanzo, Kazuo Ishiguro si conferma uno degli scrittori che preferisco in assoluto. Va da sé che vi consiglio vivamente di leggerlo. E vorrei qui ringraziare la mia carissima amica e collega che alcuni mesi fa, col suo meraviglioso sorriso e lo sguardo sempre sognante quando parla di libri, mi aveva detto: “ho letto Klara e il sole di Ishiguro, ti ho proprio pensata, perché è scorrevole e delicato, ti piacerebbe.”
Mi raccomando, se lo leggerete, scrivetemi e ditemi le vostre opinioni :-)
Au revoir, mes amis! ;-)


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