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martedì 15 aprile 2025

I libri di Kerry: la Catastrofica Visita allo Zoo

Fare parte di un club del libro significa anche questo: leggere libri che non avremmo mai preso in considerazione.
E sia benedetto il giorno in cui abbiamo deciso, con il nostro gruppo, di leggere La Catastrofica Visita allo Zoo di Joël Dicker. Spassosissimo: erano anni che non mi sbellicavo così dalle risate leggendo un libro. Quotidianamente mi concedo il mio momento lettura al bar, di fronte ad un ginseng in tazza grande. E le volte che ci sono andata per dedicarmi a quest’ultimo romanzo di Dicker è stato un disastro: mi ritrovavo a ridere forte, senza riuscire a trattenermi. Con un leggero imbarazzo mi guardavo intorno per vedere se qualcuno se ne fosse accorto. Ma a quel punto, se fosse successo, mi sarei vista costretta a condividere con gli altri avventori il motivo di tanta ilarità, ovvero, ad esempio, le riflessioni in cui Joséphine, la protagonista ci spiega che, a detta di sua mamma, “si divorzia quando la mamma e il papà non hanno più voglia di dormire nella stessa stanza. Penso che da grande anch’io sarò divorziata, perché detesto dividere la mia stanza con qualcun altro.” 
E poi però ci sono anche parti in cui mi sono commossa, come quando Joséphine ci racconta molto candidamente che “siamo una banda di amici e non ci abbandoniamo mai.”
La storia si presenta come un giallo tout-court: i sei bambini di una scuola speciale sono costretti a frequentare la scuola dei bambini normali dopo che il loro amatissimo luogo di studi è stato misteriosamente allagato. Chi sarà il colpevole di un tale misfatto? I nostri piccoli eroi si metteranno quindi ad indagare, aiutati dalla nonna di uno di loro, espertissima di indagini del genere in quanto accanita telespettatrice di serie poliziesche. E così tra un disastro e l’altro, i bambini impareranno che cos’è la democrazia, l’importanza della libertà di parola e del rispetto della diversità in quanto valore; impareranno altresì a loro spese che il voto è un diritto, ma anche e soprattutto un dovere, di modo che la “minoranza rumorosa” non abbia il sopravvento sulla “maggioranza silenziosa”. I nostri amici ci accompagneranno vorticosamente verso un finale ricco di colpi di scena e di sorprese inaspettate.
Mi ha fatto sorridere che, nelle sue considerazioni finali, l’autore scriva: “Riconciliare le persone, permettere loro di incontrarsi, di ritrovarsi. È questo il vero potere della letteratura. - La cosa che più mi commuove nei feedback che ricevo dai lettori sono le letture comuni e condivise: in famiglia, tra amici, nei circoli di lettura. Con La catastrofica visita allo zoo, che avete appena terminato di leggere, ho quindi cercato, con modestia e umiltà, di scrivere un libro che potesse essere letto e condiviso da tutti i lettori, chiunque essi siano e ovunque si trovino, dai sette ai centoventi anni. Con i vostri figli, il vostro coniuge, i vostri genitori, i vostri vicini, i vostri colleghi. - Un libro che faccia venir voglia di leggere e da far leggere a tutti, senza distinzioni. E che ci permetta di ritrovarci. Sul serio.”
Immagino quindi che sarebbe contento se sapesse che proprio questo suo romanzo è stato scelto per il nostro caffè letterario.
Vi consiglio di leggerlo mentre vi gustate una “merenda onorevole” (se lo leggerete, capirete).
E ricordatevi che bisogna saper “tenere un profilo basso” (se lo leggerete, capirete).
Au revoir, mes amis ;-)





martedì 8 aprile 2025

I libri di Kerry: Cosa si prova? di Sophie Kinsella

Il secondo libro che ho letto per il nostro caffè letterario, e per cui ringrazio infinitamente la libreria Mondadori che è riuscita a procurarmelo in inglese, si intitola Cosa si prova? (What does it feel like?)
e tratta il tema della malattia, raccontata esattamente come la si vive. Sophie Kinsella, autrice di fama mondiale, grazie ai suoi iconici best-seller della serie I Love Shopping, è purtroppo gravemente malata. E in quest’opera pressoché autobiografica, come lei stessa la definisce (“What does it feel like? is fiction, but it is my most autobiographical work to date. Eve’s story is my story.”), ci spiega con molta semplicità cosa succede quando ci si risveglia da un’operazione delicatissima di cui nemmeno si ha memoria, e come si può affrontare tutto ciò che viene dopo, ovvero affidandosi alle cure di medici ed infermieri, e grazie anche al supporto dei nostri cari, preziosissimo per riuscire a non perdersi mai d’animo. Ed è stata proprio la voglia di vivere della Kinsella a commuovermi: il suo saper scherzare con tanta leggerezza su una disgrazia così terribile, ed il suo riuscire, in questo modo, a non perdere l’ottimismo che da sempre la contraddistingue.
L’autrice sa come regalarci un sorriso tra le lacrime e ci insegna a trovare il lato positivo in ogni situazione, anche quando proprio non lo si riesce a vedere: “I feel a bit tired sometimes,” says Eve. “But it could be worse.” (Mi sento un po’ stanca talvolta, dice Eve, ma potrebbe andare peggio); “It’s raining. But luckily we’ve all got umbrellas.” (Piove. Ma fortunatamente abbiamo tutti l’ombrello).
Lo stile è fresco, quasi fumettistico; il piglio è accattivante; il tema è pesante, ma la narrazione è paradossalmente molto leggera. È stupefacente come la Kinsella riesca ad apparirci favolosa nonostante tutto. E pensare che negli ultimi vent’anni avrò comprato una decina dei suoi libri, soprattutto nel periodo in cui ero fissata con la chick-lit, ma ne avevo letti solo un paio (e li avevo adorati!!), perché come al solito acquisto molti più libri di quelli che riesco a leggere, col proposito di leggerli tutti prima o poi. E quel “prima o poi” è arrivato: ho proprio voglia di immergermi totalmente nella serie di I Love Shopping, di aprire finalmente e gustarmi tutti i romanzi che di lei ho in casa, ed ovviamente di comprare tutti quelli che mi mancano.
Ma prima di concludere, vorrei augurare tutto il meglio a Sophie Kinsella e alla sua splendida famiglia.
Au revoir, mes amis! ;-)







I libri di Kerry: Il Giardino Magico

Ed è con immenso piacere che mi ritrovo a commentare il primo libro scelto dal nostro caffè letterario, “I libri di Kerry… alla Mondadori!”,
intitolato Il Giardino Magico e scritto dalla brillante Kaho Nashiki, già autrice dell’acclamato Un’Estate con la Strega dell’Ovest.
Di questo libro mi hanno incuriosita il titolo fiabesco, la copertina (che ricorda molto Alice’s Adventures in Wonderland- Through the Looking Glass) ed anche il fatto che fosse scritto da una giapponese (poiché i giapponesi, quando non fanno parte di quelle correnti letterarie piene di giovani morti suicidi - tipo Dazai Osamu e Mishima Yukio - sanno scrivere libri estremamente rilassanti, scorrevoli, ma anche pieni di interessantissime riflessioni sulla vita).
 
Così con molto entusiasmo, io stessa ho proposto questo romanzo al primo incontro del nostro gruppo di lettura. Ma mi duole ammettere che non ha pienamente soddisfatto le mie aspettative. L’idea di partenza è a mio avviso molto bella e piuttosto originale: la storia inizia con una grande casa, un tempo dimora della famiglia Burness e che si dice essere ora abitata dai fantasmi, contornata da uno splendido giardino, in cui da generazioni i bambini si intrufolano per giocarvi di nascosto; ma la vera attrazione, non accessibile a chiunque, è il misterioso giardino sul retro…
Da qui in poi la narrazione verrà letteralmente scissa in due parti, una ambientata nel mondo reale di oggi e l’altra che si svolge invece in un strano posto incantato, al di fuori dello spazio e del tempo; queste due diverse storie sono addirittura state scritte con due caratteri grafici differenti (espediente che ho trovato molto azzeccato). È stata però la parte semi fantasy che non mi ha convinta del tutto: troppo infarcita di strani personaggi, luoghi ed avvenimenti tra cui faticavo a raccapezzarmi durante la lettura, e di cui coglievo il messaggio essenziale, senza però comprendere come mai la Nashiki si dilungasse così tanto in particolari che non mi sembravano necessari, al punto da domandarmi più volte dove volesse andare a parare. Non sono tra l’altro riuscita ad affezionarmi a nessuno dei personaggi. Eppure riconosco che le intenzioni della Nashiki erano ottime, volendo insegnarci a convivere con le ferite del cuore, spesso legate a lutti o ad incomprensioni tra familiari. 
Nonostante queste mie impressioni, sento comunque il desiderio di provare a leggere altri lavori della stessa autrice, dal momento che proprio Kaho Nashiki mi ha suscitato un’istintiva simpatia per i temi da lei trattati ed anche per il suo stile pulito e diretto, adatto persino ai lettori più giovani.
E voi? Avete letto qualcuno dei suoi libri? Cosa mi consigliate?
Attendo i vostri pareri: fatemi sapere!
Au revoir, mes amis! ;-)





venerdì 4 aprile 2025

Kafka sulla Spiaggia di Murakami

“Se vuoi leggere autori orientali, allora inizia da Murakami”; “Murakami ti piacerebbe sicuramente”; “Ah, Murakami, che bello…”: questi i commenti che mi sono stati fatti più volte. E dopo anni, ho deciso che finalmente anche per me era arrivato il momento Murakami.
In effetti il suo stile mi è piaciuto molto e mi ha tenuta incollata fino alla fine. La storia di Kafka sulla Spiaggia è avvincente; il flusso di coscienza con cui l’autore esprime i pensieri del protagonista è un vortice affascinante da cui non si riesce a venire fuori; i dialoghi suonano reali e familiari. Il tutto ha il sapore del romanzo di formazione, il cosiddetto Bildungsroman, in cui il protagonista deve affrontare alcune prove per evolversi e maturare. E ammettiamolo, il realismo magico funziona perché accontenta un po’ tutti, sia chi nei libri ricerca sentimenti veri e situazioni realistiche, sia chi ama il fantasy ed il soprannaturale.
Ma c’è un “ma”. Gli insegnamenti filosofici e le massime New Age di ricerca dell’io ed introspezione del sé sono letture che sempre ci aiutano a vivere meglio, per quanto trite e ritrite, e d’altro canto “repetita iuvant”. Ma in questa moltitudine di pagine e capitoli ci sono piccoli particolari e grandi tematiche che potrebbero urtare la sensibilità di molti lettori. Personalmente ho ritenuto che alcune scene ed alcuni temi forti fossero funzionali alla narrazione, altri decisamente meno e li ho trovati superflui e morbosi. Non mi sentirei di consigliare una tale lettura ad un pubblico adolescente, nonostante la storia s’incentri proprio sul passaggio dall’adolescenza all’età adulta e cominci la notte in cui Tamura Kafka compie quindici anni.
Il protagonista non ha catturato la mia simpatia, ma nemmeno la mia antipatia; a lui ho decisamente preferito l’accoppiata Nakata - Hoshino (soprattutto Hoshino!). 
Ho però gradito l’insistenza sul tempo che non scorre, la ricerca di un posto al di fuori del tempo, la pazienza che in modo naturalissimo si ha quando non ci si accorge dello scorrere del tempo. Mi sono trovata più volte a chiedermi se la non-percezione del tempo e la conseguente assenza di ricordi siano per me davvero auspicabili oppure no. E quando un libro mi invita così incessantemente a riflettere e a pormi delle domande, non può che restarmi nel cuore, a discapito di tutto ciò che non mi ha convinta. 
Di certo non si può restare indifferenti di fronte all’immensa cultura dell’autore, di cui troviamo esempi ad ogni pagina, senza mai scadere nella pedanteria, e che spazia dalla letteratura giapponese a quella europea, dalla mitologia greca a nozioni sulle civiltà aborigene australiane, dalla musica classica al cinema francese d’essai, dalla filosofia illuminista a quella modernista.
Mi fionderò immediatamente a comprare e a leggere altri romanzi di Murakami Haruki? 
No, non subito. Non mi sento ancora pronta.
Ma tornerà il suo momento. Non posso fermarmi al primo. Perché sento che ha ancora qualcosa da insegnarmi, e soprattutto, ha molto da ricordarmi: come vi dicevo, “repetita iuvant”, e le massime New Age, per quanto trite e ritrite, ci aiutano a vivere meglio.
Au revoir, mes amis! ;-)