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lunedì 23 giugno 2025

I libri di Kerry: L’assassino cieco di Margaret Atwood

Amo Margaret Atwood. Amo il flusso di coscienza con cui racconta le sue storie. E ovviamente ho amato anche questo romanzo come gli altri suoi che ho letto.
L’assassino cieco però risulta molto diverso da Il Racconto dell’Ancella o da L’Altra Grace. Iris Chase Griffen, ormai anziana, annota su un quaderno le proprie memorie e comincia con questa frase: “dieci giorni dopo la fine della guerra mia sorella Laura volò giù da un ponte con un’automobile.” Laura aveva solo venticinque anni. Ed Iris sembra piuttosto certa che si sia trattato di suicidio. Per capire come si è arrivati a questo punto, ci viene raccontato tutto, da ben prima degli inizi: sapremo quindi della tenuta di Avilion in cui aveva già abitato la raffinata nonna Adelia, della fabbrica di bottoni messa in piedi dal nonno Benjamin Chase, leggeremo del matrimonio dei genitori di Iris e
Laura; soprattutto impareremo a conoscere (e nel mio caso, ad amare) queste due sorelle, le vedremo prendere lezioni da questa istitutrice o da quell’altro professore, le sorprenderemo quando non avranno voglia di fare i compiti, le vedremo crescere, passare attraverso lutti e sofferenze, innamorarsi… 
Non è stata affatto una lettura noiosa, anzi, l’ho trovata piuttosto veloce, eppure accadono così tanti avvenimenti che mi sembrava che pure io stessi leggendo da svariati anni. Mi è sembrato di aver trascorso tutta la vita con le due protagoniste. E appena l’ho terminato, mi ha lasciato un senso di stordimento.
Non ho una sorella, quindi non credo di poter comprendere appieno, ma mi ha colpito parecchio il modo in cui la Atwood sa mettere su carta il complesso intreccio di emozioni e sentimenti contrastanti che si vengono a creare naturalmente nei rapporti umani, come ad esempio quel misto di rivalità affiancata da un’indiscussa complicità tra Iris e Laura.
Inoltre l’autrice ha saputo calibrare in modo eccellente le varie parti della narrazione che si intersecano tra loro: il quaderno di Iris, zeppo di ricordi mescolati a commenti sul presente; trafiletti di giornali che ci danno scorci sulle varie epoche attraversate; parti del libro fantascientifico scritto da Laura Chase e pubblicato postumo. 
Una particolarità che apprezzo in tutti i romanzi di Margaret Atwood, e che in questo appare forse perfino più evidente, è la sua sagace ironia che troviamo ad ogni pagina, quasi ad ogni riga: talvolta mi sono sorpresa a sorridere, quasi a ridere, di una risata amara, da cui è sempre scaturita un’amara, breve riflessione sulla società, questa società, o quella del secolo scorso, o quella del lontano pianeta Zycron, in cui le donne devono sottostare a regole precise, non potendo esprimersi come vorrebbero, al punto che si arriva perfino a tagliare loro la lingua, chiara metafora dell’impossibilità di avere una voce nella collettività.
Inutile dirlo: Margaret Atwood non delude mai. Sperando che si decidano finalmente a darle il Nobel.
Au revoir, mes amis! ;-)







giovedì 19 giugno 2025

La vegetariana di Han Kang

“Premio Nobel per la letteratura 2024” si legge sulla fascetta rossa che avvolge la copertina. E come affermo sempre, se si prende il Nobel un motivo ci sarà. 













Ho pianto. Perché il libro finisce male? Perché il libro finisce bene, ma è commovente? Nessuna delle due. Mi ha colpita con veemenza la forza che questa storia trasmette attraverso i suoi personaggi. Due in particolare, due donne con un passato comune, molto diverse tra loro ed entrambe meravigliose.
Ho empatizzato tantissimo con Yeong-hye, che di punto in bianco diventa vegetariana senza il minimo ripensamento, spiazzando tutti i suoi familiari. Mi ha coinvolta così tanto che da quando ho preso a leggere, ho smesso di mangiare carne. Non so quanto durerà, ma il pensiero di ciò che si cela dietro ad una bistecca attualmente mi nausea. Sicuramente a breve desisterò, come ho sempre fatto. Perché il vegetarianesimo non è mai una scelta facile: ho letto che la stessa autrice non è vegetariana. Mangiare ad ogni pasto non è una reale necessità, ma un atto di convivialità. Potremmo nutrirci ugualmente senza sederci a tavola con gli altri. La protagonista, rinunciando a mangiare i piatti che le vengono propinati, dovrà quindi scontrarsi con il mondo che fatica ad accettare questa sua scelta, e che non proverà nemmeno a comprenderla. Anche se in questo caso il termine “scelta” suona di per sé sbagliato: appare più come una consapevolezza che giunge all’improvviso, quasi un’illuminazione. 
Di colpo si prendono le distanze da ogni forma di violenza, e paradossalmente questo scatenerà ancora più violenza. La silenziosa ribellione di Yeong-hye andrà ben oltre lo smettere di mangiare carne. Sarà proprio lei, con i suoi silenzi, che ci darà un’importante lezione di vita: optiamo per la gentilezza non forzata, comportiamoci con amore, anche quando ci arrabbiamo, perché la violenza, perpetrata o subita, ci porta soltanto a spegnerci.
La vegetariana di Han Kang è un libro che segna profondamente il lettore, e che consiglio vivamente.
La trama mi spaventava, e non l’avrei letto se non me l’avesse regalato Elisa, la mia carissima amica e collega, che sempre capisce quali libri fanno al caso mio. Ed aveva ragione anche stavolta, perché è una storia che porterò nel cuore.
Au revoir, mes amis! ;-)


venerdì 13 giugno 2025

Sotto la porta dei sussurri di T.J. Klune

Sotto la porta dei sussurri di T.J. Klune mi ha fatto l’effetto di un gioiellino “inaspettato” (leggere il libro per capire).
Wallace Price, avvocato di successo, uno squalo che non prova pietà per nessuno, dipendenti compresi, viene improvvisamente colto da un malore, che si rivelerà subito essere fatale. Un infarto. Ed ecco che la sua spregevole vita termina così miseramente nel suo studio. Ma prima di attraversare il Passaggio di Caronte, Wallace avrà (forse) l’opportunità di riscattarsi, incontrando mietitori, traghettatori, ed altri fantasmi come lui. Questo è solo l’incipit di una lunga serie di avventure immerse in un mondo semi-fiabesco che, grazie alla profonda empatia dei protagonisti, ci insegnerà come affrontare ed elaborare gli eventuali lutti che la vita ci vedrà, o ci ha già visti, costretti a sopportare. Ci mostrerà inoltre che c’è sempre tempo e spazio per l’amore, in ogni sua forma, e che tardi è decisamente meglio che mai.
I toni sono a tratti scherzosi, a tratti più seri. Ma non pensate che l’autore si sia accostato ad un tema così delicato con superficialità: al contrario, leggendolo mi è stato chiaro che si spendono così tante parole solo su qualcosa che ci ha toccato da molto vicino, e scrivere è sempre un ottimo modo per trovare la forza di andare avanti.
Un’atmosfera poetica pervade tutta la storia. Sussurri in sottofondo che ci prendono per mano e ci accompagnano per tutta la vicenda. Un libro che vi farà innamorare, e lo affermo senza retorica.
Non vi resta che aprire la prima pagina, ma non la porta: quella può tranquillamente aspettare.
Au revoir, mes amis! ;-)