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venerdì 6 luglio 2018

Rose di carta

È passato più di un anno dall'ultima volta in cui sono uscita con Riccardo. Ormai ci vediamo solo per lavoro e non parliamo d'altro, né delle nostre passate cenette romantiche né di quello che ci siamo detti quella strana sera in macchina. A me lui non interessa nemmeno più. Non è gratificante che mi definisca SUA, ma che intanto veda altre mille donne. Non importa quanto io sia innamorata. Non è questo ciò che voglio da un uomo.
Ed è anche per questo motivo che non mi interessa mai nessuno. Nemmeno mi piace mai nessuno. La sola idea di frequentare un uomo mi disgusta. Non ero così prima. Sono sempre stata una che non aveva difficoltà a trovare qualcuno che suscitasse il suo interesse. Adesso invece no. Non riesco nemmeno a definirmi selettiva. Semplicemente la sola idea che un uomo mi si avvicini mi dà la nausea. Peccato. Era più divertente quando mi piaceva uno diverso ogni quindici giorni, quando avevo la testa sempre impegnata a fantasticare su intriganti ed appaganti storie d'amore.
Ora sono qui, seduta nella sala d'aspetto del mio medico di famiglia. Gli racconterò dei miei mal di testa assolutamente invalidanti, che mi portano vertigini, dolori tremendi all'occhio destro e indolenzimento a tutta la parte destra del corpo. 
Mentre aspetto il mio turno, continuo a rigirare tra le mani la rosellina di carta, fatta con un tovagliolino del mio bar preferito, da... come si chiamava? Ah sì! Luca. Luca è il tipo con cui sono uscita qualche volta il mese scorso. Erano mesi che non andavo a cena con nessuno. Per la verità, erano mesi che neanche prendevo un caffè con nessuno. Ma Luca ha avuto il merito di distogliermi dalla mia prolungata apatia. Purtroppo l'idillio è durato poco: abbiamo avuto una discussione ed ovviamente, come mio solito, l'ho ferito nel peggiore dei modi. Mi sono scusata tra le lacrime l'istante dopo che gli avevo lanciato il mortale dardo. A poco sono valse le mie scuse, perché non ha voluto più rivedermi.
Poco male. Sono talmente abituata alla mia solitudine che questa brevissima storia "d'amore" iniziava già a starmi stretta. Non mi manca Luca. Mi mancano solo alcune cose di lui. Ad esempio i discorsi estremamente interessanti che facevamo i primissimi giorni, e che poi, stranamente, non abbiamo più fatto, quasi non fosse più stato la stessa persona. E mi mancano le roselline fatte con tovagliolini di carta, che un paio di volte mi aveva regalato inaspettatamente dopo aver bevuto il mio amatissimo ginseng in tazza grande.
E intanto sono ancora qui, in sala d'aspetto. E mentre ammiro sorridendo la rosa, mi figuro nella testa un enorme albero di magnolia fiorito. Non so perché, so solo che questa immagine mi rilassa. Sarà sicuramente colpa dei cartoni animati giapponesi e dei manga in cui mi sono totalmente immersa per almeno venticinque anni della mia vita. In queste storie infatti, compaiono sempre degli alberi di ciliegio o di magnolia, i cui fiori volano nel vento. 
La porta della sala d'aspetto si spalanca improvvisamente. Trasalgo.
- "Riccardo! Che ci fai qui?"
- "Kerry, dobbiamo andare. Adesso", risponde lui.
Mi guardo intorno con un sorriso di circostanza, misto tra lo sconforto e l'imbarazzo: "Ricky, tesoro, ho fatto la fila per quasi un'ora e mezza, e tra sole due persone sarà il mio turno (evvivaevviva). In questo momento non vado proprio da nessuna parte".
Riccardo alza gli occhi al cielo e dice a voce alta: "se sei qui per quei mal di testa che ti trapano l'occhio destro e ti immobilizzano il collo e la schiena, allora ti faccio io la diagnosi e ti do anche la cura: smettila di rifiutarti di collaborare quando ti rapiamo di notte, e vedrai che i messaggi che ti arrivano nelle diverse lingue aliene saranno più facili da decifrare, senza tutto quell'inutile dispiego di forze che utilizzi adesso".
Ecco, l'ha detto, davanti a tutti. Sento gli occhi di ogni paziente lì dentro che mi fissano spalancati e spaventati. Voglio una pala per scavare una fossa e sotterrarmi.
Mi alzo in fretta dalla sedia, recupero velocemente la mia borsa e le mie varie cartelline e... "Arrivederci a tutti, e vi prego di scusare il mio amico, ma... è un nerd!" e scappo dalla sala ad una velocità supersonica.
Corro dietro a Ricky: "Ma cosa ti è preso? Sei impazzito? E mi spieghi dove stiamo andando così di fretta?"
- "Chi te l'ha dato quel fiore di carta?", è la sua risposta non inerente alla mia domanda.
Ci penso un attimo, non capisco cosa c'entri adesso, "me l'ha fatta Matti... Luca! Me l'ha fatta Luca. Perché me lo chiedi?"
Riccardo si mette a ridere: "Non ti ricordi nemmeno più il suo nome. E' così che pensi di trovare l'uomo giusto?"
- "Ascolta Rick, questi non sono affari tuoi, soprattutto per il modo in cui ti sei sempre comportato con me..."
- "Kerry, dobbiamo parlare. Ti sta cercando. Disperatamente".
Ed è quando fa così il misterioso che mi spaventa. Ma di chi diavolo sta parlando adesso?

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