Ed ogni volta che termino uno dei numerosissimi libri di Terry Pratchett, sento subito la nostalgia dei suoi personaggi e mi assale l’immediata voglia di leggerne un altro. Grazie a Dio (se siete religiosi - Pratchett non sembrava esserlo…) o grazie al Multiverso (se siete più sul genere fantascientifico) il nostro buon Terry ha scritto una quantità smisurata di episodi ambientati sul Mondodisco, e non solo di quelli. Purtroppo ad un certo punto finirò di leggerli e dovrò farmene una ragione. Ma nel frattempo me li godo tutti, uno per uno.
Nell’ultimo che ho letto (Wintersmith - A Tiffany Aching Novel in inglese, La Corona di Ghiaccio nella versione italiana) torna la nostra impavida, intrepida Tiffany Aching, ma non è più una bambina. E sì, ormai tredicenne, è talmente cresciuta da far battere i cuori di alcuni ragazzini, tra cui nientemeno che un barone (il caro Roland, che avevamo già incontrato nella sua primissima avventura) e persino un dio elementale come Wintersmith (letteralmente “fabbro dell’inverno”, ma non so come l’abbiano reso nell’edizione italiana); sarà infatti questo il fulcro di questa nuova avventura, ovvero che, sebbene il tutto scaturisca da un inspiegabile equivoco durante la Morris Dance, nemmeno il dio dell’inverno saprà restare immune al fascino di questa adolescente streghetta, ancora acerbo, ma già potente. Perché tutto in Tiffany è potente: la testa, il cuore e sicuramente le sue capacità stregonesche.
Anche in questo terzo romanzo della serie di Tiffany Aching, preziosissimo sarà l’aiuto ed il supporto degli spumeggianti Nac Mac Feegles. E c’è nuovamente anche un cameo del mio personaggio preferito nel Discworld: Death; l’ho riconosciuto dalla prima battuta, perché parla sempre in CAPITAL LETTERS, in lettere maiuscole, e mi sono subito sciolta. Ma in questa “gelida” avventura invernale, sono davvero tante le persone che scaldano i cuori: sia tutti quelli che abbiamo appena citato, ma anche Miss Treason, presso cui Tiffany sta continuando il suo praticantato stregonesco, e che ci insegna con simpatia, a dispetto del suo aspetto burbero e quasi spaventoso, che l’apparenza conta e che l’abito fa decisamente il monaco, perché nessuno darebbe retta ad una strega che non ne ha le sembianze, e perché, come già spiegava Granny Weatherwax ad Eskarina Smith in Equal Rites, è tutta una questione di psicologia e di entrare in empatia con chi ci sta di fronte. Una strega deve saper apparire (il cappello a punta è indispensabile) e saper ascoltare. E poi c’è proprio lei, sempre lei, Granny Weatherwax, che nonostante trami sottobanco, non si può non ammirare ed amare, perché è tutto ciò che una qualsiasi persona dotata di senno vorrebbe essere. E stavolta mi è piaciuta persino Annagramma, la strega “antagonista” di Tiffany, saccente e prepotente; ma ha comunque iniziato ad ispirarmi simpatia, nonostante la sua spacconeria, che forse sta imparando a correggere; d’altra parte bisogna dare anche a lei il tempo di crescere e maturare… anche se mi sento di ipotizzare che l’umiltà non sarà mai il suo forte. E infine ci sono loro, Wintersmith e Lady Summer. Mi sono piaciuti entrambi, sebbene in modi diversi, ma la dolcezza di Wintersmith… diciamo che non può lasciarci indifferenti, e potrebbe far breccia proprio nel cuore della nostra piccola, ma ormai grande, beniamina… o forse no.
Starà a voi scoprirlo.
E con questo granello di curiosità che vi ho lanciato con molta nonchalance, non potete non andare a leggervi questa magica, gelida, romanticissima storia.
Au revoir, mes amis! ;-)
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