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sabato 4 gennaio 2025

Un Canto di Natale di Charles Dickens

“E così, come osservò Tiny Tim, che Dio ci benedica, tutti!”
Leggere Un Canto di Natale è davvero rinfrancante.
Confesso, con una punta di vergogna, che lo avevo sempre snobbato perché “tanto la sua storia la conosciamo tutti”: ero infatti alle elementari, quando avevo visto il film Disney con Paperon Scrooge e Topolino; lo avevo persino letto sul settimanale a fumetti, Topolino appunto, e ne avevo viste svariate versioni in una marea di film e telefilm, da SOS Fantasmi con Bill Murray, alla puntata natalizia de I Simpson. Quindi sì, la storia la sapevo a memoria, e non mi veniva nessuna voglia di leggerla.
Così come non avevo mai letto nessun libro di Dickens per, piu o meno, lo stesso motivo; d’altra parte, chi di voi non conosce, almeno sommariamente, le vicende di Oliver Twist o David Copperfield?
Eppure ogni volta che lo spiegavo in classe, non riuscivo a farlo senza entusiasmo. Ed ogni volta mi trovavo a leggere ai miei alunni, quasi recitandolo, con estrema enfasi (rigorosamente in inglese, ovviamente), il famosissimo stralcio tratto da Oliver Twist, di solito intitolato Please, Sir, I want some more. Perché non si può non restare incantati dalle abilità descrittive di questo eccezionale autore del Vittorianesimo e dalla potenza evocativa di ogni sua frase, dalla precisione dettagliata della sua narrazione, senza però diventare mai pesante, ma anzi talmente immediata da farci visualizzare ogni scena come l’avessimo effettivamente davanti agli occhi.
E quest’anno mi sono ritrovata Un Canto di Natale in casa, e non ho resistito alla tentazione di leggerlo, sebbene in italiano (ma complimenti al curatore G.T. Asfalti, che ha saputo mantenere nella traduzione la verve dickensiana e che ha corredato il tutto di molte note efficaci ed esaurienti per chi non è avvezzo alla cultura dell’era vittoriana).
Ed eccomi qui, a leggere questo libro che non avrebbe dovuto stupirmi per la sua storia che ormai conoscevo a menadito, e da cui invece non riuscivo a staccarmi, per la sua narrazione coinvolgente, perché i suoi insegnamenti profondi arrivano a toccare gli animi, soprattutto in un periodo come quello natalizio, o forse perché più andiamo avanti, più abbiamo bisogno di circondarci di cose belle e semplici, e perché non ci si stanca mai di sentirsi ripetere i buoni propositi per una vita più sentita e piena d’amore. A discapito della signora che, proprio in questi giorni, mi ha confessato di averlo trovato una lettura pesante. Forse per lei non era ancora arrivato il momento giusto per leggerlo. Ma l’insegnamento ultimo di questo splendido romanzo è proprio che non tutti i gusti sono alla menta, e l’importante è ridere di cuore, nel nostro cuore, e gioire ogni giorno come fosse Natale.
“Vivrò nel Passato, nel Presente e nel Futuro. Gli Spiriti di tutti e Tre si animeranno dentro di me”.
E buon Natale a tutti, adesso e per tutto l’anno.



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