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mercoledì 3 settembre 2025

Il club dei delitti del giovedì di Richard Osman

Come resistere alla tentazione di un film in cui compare un cast stellare, composto da Helen Mirren, Pierce Brosnan, Ben Kingsley,
David Tennant, Tom Ellis, Celia Imrie, Henry Lloyd-Hughes e Jonathan Pryce? Esatto, non si può!
Così quando ho saputo che Netflix avrebbe trasmesso Il club dei delitti del giovedì, tratto dall’omonimo romanzo d’esordio del presentatore televisivo inglese Richard Osman, mi sono immediatamente fiondata ad acquistarlo (nonché i tre seguenti, ovviamente!).
Non mi sono mai considerata una lettrice di gialli, ma mi devo ricredere. La storia, che vede protagonisti una banda di quattro arzilli pensionati che si divertono a risolvere omicidi vecchi e nuovi, è un esilarante mix di suspenseBritish humour, riflessioni sulla vita ed il tempo che scorrono inesorabili, e buoni sentimenti, senza però mai scadere in un polpettone melenso e stucchevole.

I colpi di scena non mancano, ma il bello non sta tutto lì, anzi, sta nel viaggio meraviglioso ed emozionante che compiamo insieme ai protagonisti. Si tira perciò un sospiro di sollievo quando si arriva alla fine, sapendo che sono già state pubblicate altre avventure dei nostri beniamini, che quindi non ci lasceranno orfani troppo presto.
I personaggi mi sono sembrati tutti fantastici, anche quelli che dovrebbero risultare meno simpatici o quelli che svolgono un ruolo secondario, se non addirittura marginale.
Ma il quartetto di Elizabeth, Joyce, Ibrahim e Ron spicca su tutti.
Quanto vorrei essere tosta come Elizabeth! Anche se mi vedo decisamente più simile alla sempre entusiasta Joyce.

Lo stile narrativo è veramente accattivante e coinvolgente.
Il film Netflix risulta abbastanza fedele, a parte alcuni cambi e tagli necessari, poiché le dinamiche cinematografiche sono sempre differenti da quelle narrative; vi confesso però, senza spoilerarvi nulla, che non ho ben compreso alcune modifiche, rispetto al libro, nell’ultima mezz’ora di film: era davvero necessario stravolgere un personaggio secondario e un paio, se non addirittura un “trio”, di situazioni che portano al finale?

Ad ogni modo, nel complesso ho apprezzato molto anche questa chicca super British di Netflix. Ma la lettura del libro… IMPAGABILE!
Dunque, cosa aspettate? Andate subito a leggere questo spassosissimo giallo e poi guardate il film, e infine, SCRIVETEMI!!!!!! e ditemi cosa ne pensate di entrambi :-D
Au revoir, mes amis! ;-)









domenica 24 agosto 2025

L’inventario dei sogni di Chimamanda Ngozi Adichie

Quattro donne, quattro storie di vita che si intrecciano; quattro donne diverse con sogni diversi, ed altre donne ancora, in tutto il romanzo, ognuna con i suoi sogni.
C’è la donna che sogna di trovare l’amore vero, con un uomo che arrivi a conoscerla nel profondo, e questa donna non può semplicemente “accontentarsi” di un grandissimo amore; c’è quella che sogna di diventare madre ad ogni costo; c’è anche chi sta bene come sta, senza sentire l’esigenza della maternità, e vive per aiutare le altre donne a realizzare i propri sogni, offrendo loro denaro, “sicura che non l’avrebbero sprecato, perché erano piene di sogni queste donne di paese (p. 402); c’è infine chi sogna un futuro migliore per la figlia o il figlio.
L’inventario dei sogni di Chimamanda Ngozi Adichie si divide in cinque parti, ognuna dedicata ad una delle quattro protagoniste, più l’ultima in cui leggiamo ancora le riflessioni della prima di loro, ovvero Chiamaka, detta Chia. 
Chiamaka è una nigeriana igbo trasferitasi negli Stati Uniti, che ha con gli uomini gli stessi problemi che abbiamo tutte, esattamente come la sua amica d’infanzia, Zikora. 
Omelogor, sua cugina, è invece rimasta in Nigeria, felice di continuare a condurre lì la sua vita piena, e ha creato un blog, Per soli uomini, in cui elargisce loro consigli sui giusti comportamenti da adottare con le donne. 
Infine, Kadiatou, l’unica proveniente dalla Guinea, donna e madre dolcissima, umile, meravigliosa, sarà quella in cui noi donne occidentali ci identificheremo meno, ma di cui è più che giusto conoscere la storia ed i suoi retroscena.
Mi hanno fatto tenerezza tutte e quattro, per motivi molto diversi tra loro. Zikora è forse quella che mi è stata meno simpatica, ma l’ho capita in pieno, eccome se l’ho capita, e non ho potuto fare altro che empatizzare con lei, con la sua ansia di non riuscire a trovare l’uomo giusto per diventare madre.
Chiamaka, la più tenera del gruppo, ha fiducia nella bontà di ognuno di noi ed è profondamente convinta che tutti possano andare d’amore e d’accordo. Credevo sarebbe stata lei la mia preferita, e invece, piano piano, sempre di più, si è insinuata nella mia testa la determinazione di Omelogor: mi era sembrata fin troppo esplosiva nelle prime pagine, ma mi aveva subito suscitato un istintivo moto di simpatia, che si è poi trasformato in un amore viscerale. L’ho amata così tanto che è lei il personaggio di cui mi sono segnata sul quadernino la maggior parte delle citazioni. 
Kadiatou è stata un tuffo al cuore dall’inizio alla fine, fa venire voglia di proteggerla, ma nonostante tutto, ha una forza grandissima e sa cavarsela benissimo da sola.
Mi ha colpita che i capitoli di Chiamaka e Omelogor siano raccontati in prima persona, mentre quelli di Zikora e Kadiatou sono in terza, ma anche in questi la narrazione usa il punto di vista della protagonista del capitolo.
Altro particolare che mi ha colpita positivamente: è impressionante quanto l’autrice sia informata sull’attualità mondiale e sulla cronaca degli ultimi trenta, quarant’anni, e come sia interessata a (e documentata su) tutte, ma proprio tutte, le città di ogni parte del mondo. E ritengo non sarebbe male se anche noi europei ci informassimo un po’ di più sulla storia e sulla politica africana, dal loro punto di vista e non dal nostro, per imparare cose sconosciute ai più, come questa, ad esempio: “Una volta qualcuno che stava leggendo un romanzo sulla guerra del Biafra mi ha detto: - È molto interessante, ma a essere sinceri non ho ancora capito bene perché gli igbo sono stati massacrati -. Io ho risposto che la situazione degli igbo in Nigeria era simile a quella degli ebrei. La gente dice che non bisogna fidarsi degli igbo perché vogliono mettere le mani su tutto, sono attaccati ai soldi e sono troppo arrivisti.” (p.439 - 440)
Amo la letteratura nigeriana da tempo immemore, perché mi ha fatto conoscere ed amare un mondo di cui non sapevo pressoché nulla; e sebbene questo romanzo si rivolga a tutte le donne, ci svela in sordina molto anche sulla cultura nigeriana e su quella africana in generale. 
Vi consiglio caldamente di soffermarvi anche sulla nota conclusiva dell’autrice in cui troverete importanti rivelazioni che forse, come me, non avrete colto del tutto.
Nomino quindi Chimamanda Ngozi Adichie membro onorario del mio personale Olimpo di scrittori preferitissimi. E prima di concludere questa recensione, voglio condividere con voi alcune delle perle che ho trovato in questo libro, che  ritengo illuminanti o semplicemente rivelatrici di ciò che noi stessi pensiamo senza esserne coscienti:
- “Omelogor una volta aveva detto che era un bene che la Nigeria non fosse una meta turistica, perché le persone diventano arredi di scena, e i Paesi spettacoli, anziché luoghi.” (p. 41)
- “ Ma in quel momento non volevo che mi si chiedesse di essere forte. Volevo solo lamentarmi della mia debolezza e poi tornarci, in quella debolezza.” (p. 41)
- “Kadiatou trovò quelle informazioni un po’ eccessive, ma gli americani lo facevano sempre, di entrare in particolari che nessuno gli aveva chiesto.” (p. 252)
- “Stare da soli non significa necessariamente sentirsi soli. Talvolta mi isolo per settimane all’unico scopo di poter stare per conto mio, e mi immergo nella lettura, il grande piacere della mia vita, e penso, e mi godo il silenzio del mio meditare.” (p. 315)
-[…] penso che i sogni siano anticipazioni dell’aldilà, e che noi moriamo quando diventiamo l’io che sogna.” (p. 362)
- “ Sbarratemi una strada che non ho mai nemmeno voluto percorrere, e piangerò la possibilità che ho perduto.” (p. 363)
- “Forse non è la logica che uno cerca nella fede; forse è un aiuto.” (p. 366)
- “ Se le nostre figlie non capiscono quanto sono belle, così come sono, è evidente che abbiamo fallito.” (p. 382)
E quest’ultima citazione è carica di un significato profondissimo, su cui tutti dovremmo riflettere.
Au revoir, mes amis! ;-)



venerdì 15 agosto 2025

And Just Like That…

“E fu così che…” finì un’era. 
Oggi, ferragosto 2025, è uscita l’ultimissima puntata della serie che ci accompagna da sempre, il dodicesimo episodio della terza stagione di And Just Like That…, facente parte del mondo televisivo e cinematografico di Sex and the City. Così stamattina, mentre facevo colazione, ho potuto guardare come si sono concluse le vicende delle nostre beniamine, o meglio, come si sono “non concluse”, perché la vita va avanti, e chissà cos’altro capiterà alle nostre amiche.
Per ora sappiamo solo che hanno raggiunto un’età per cui, finalmente, hanno imparato a stare bene con se stesse, da sole, con un marito che amano, con una persona che sta dimostrando di essere quella giusta, con i problemi e le gioie che ci danno i figli che crescono, con le amicizie che vanno, vengono, si trasformano. 
Il blog di Kerry si chiama così perché, come vi ho già spiegato, il mio maestro delle elementari mi chiamava sempre Deborah Kerr,
e allora fantasticavo di essere una ragazza di nome Kerry. Quando poi ho ripreso questo nome per scrivere online il mio diario, stile “Coscienza di Zeno”, mi ha fatto sorridere l’assonanza con il nome del mio idolo indiscusso, che guarda caso scriveva al suo computer di relazioni difficili e sofferte con gli uomini (e mai davvero di sesso) per articoli che avrebbe pubblicato sulla sua rubrica “Sex and the City”.
Carrie Bradshaw e le sue amiche “mi sono state vicine” per circa venticinque anni, da quando una sera, dopo l’ennesima litigata col fidanzato dell’epoca, che non si sforzava mai di comprendermi, ho fatto zapping tra le lacrime, e sono incappata nella meravigliosa puntata in cui Steve telefona a Miranda per mostrarle una luna blu… e lei si scioglie, ed io con lei. 
Mi ero così tanto innamorata della serie televisiva e delle sue protagoniste, che avevo comprato in inglese il libro che l’aveva ispirata, scritto da Candace Bushnell e poi tutti i DVD per poterla imparare a memoria. Ho visto i film al cinema e li ho riguardati in TV. E ovviamente ho subito guardato ogni puntata di questa nuova serie, sperando non finisse mai; ed invece si è conclusa troppo presto. Sarebbe stato troppo presto anche dopo mille puntate. Perché le amiche, quelle vere, non ci annoiano e non ci stancano mai.
Il mondo di Sex and the City, così come anche quello visto in And Just Like That…, non è solo fatto di scarpe, vestiti, lustrini e sesso sfrenato. Anzi, è soprattutto una storia di amicizia sincera, che ci fa crescere, che ci aiuta ad affrontare le difficili relazioni fra sessi, e le relazioni amorose di ogni sorta. 
Grazie Carrie, Charlotte, Miranda, Samantha, Seema, Lisa per tutto quello che ci avete involontariamente insegnato e per tutto l’affetto ed il supporto che ci avete donato: ne faremo tesoro.
“And just like that… the woman realized she was not alone - she was on her own.”
Au revoir, mes amis! ;-)





sabato 9 agosto 2025

Bride di Ali Hazelwood

Non chiamatelo semplicemente romantasy.
Bride di Ali Hazelwood è sicuramente qualcosa di più.
È una bellissima storia di amore purissimo, di amicizia profonda, ed è altresì un inno alla bellezza delle civiltà multietniche che si evolvono e migliorano grazie alla loro intrinseca interrazzialità ed ai loro ovvi scambi interculturali.
Misery Lark, Vampira e per un decennio garante del suo popolo presso la comunità degli Umani, sarà scelta dal Consiglio come sposa di un capo branco per mantenere la pace anche con i Lupi. Ma Misery ha ben altro a cui pensare: è infatti preoccupata per la scomparsa della sua migliore, anzi unica, amica Serena. Sfrutterà quindi il suo finto matrimonio e la sua permanenza in territorio “straniero” per indagare e scoprire cosa sia successo alla sua amica / sorella.
In un avvincente susseguirsi di colpi di scena impensabili, ci troveremo a ridere per le battute di una protagonista sveglia, spiritosa, simpaticissima, che sa come usare la sua intelligenza e la sua immensa cultura scientifica per rendere il tutto ancora più esilarante. Dieci e lode quindi ad Ali Hazelwood, docente universitaria italo-americana, neuroscienziata, che si è presa una pausa dal mondo scientifico per scrivere romanzi (rigorosamente in inglese), ottenendo così dal suo hobby un successo strepitoso. Questo libro metterà sicuramente d’accordo sia chi ha amato la saga di Twilight, sia chi legge solo spicy romance (di norma non fanno per me, ma ho tollerato bene le scene piccanti perché sono davvero funzionali alla trama e anche decisamente romantiche).
È previsto un seguito, Mate, che uscirà ad ottobre in inglese e, ahimè, a maggio 2026 in italiano; può darsi che lo comprerò in lingua originale, perché sono davvero troppo curiosa di sapere come continua.
Una curiosità: non si sa quasi nulla di Ali Hazelwood, che tra l’altro è uno pseudonimo, e non ho trovato suoi profili social. Una donna evidentemente molto discreta; un ulteriore tocco di classe.
Au revoir, mes amis! ;-)

sabato 2 agosto 2025

Al mare non importa di Manuel Bova

Al mare non importa… e forse nemmeno così tanto a noi.
Al mare non importa, romanzo d’esordio di Manuel Bova, è stato uno dei miei libri da spiaggia, giustamente, visto il titolo.
Ho avuto il piacere di ascoltare Manuel di persona alla presentazione dei suoi tre romanzi, e ci ha illuminato su come i personaggi ad un certo punto della narrazione finiscano per vivere di vita propria e l’autore non può fare 
altro che assecondare le loro scelte di vita e ascoltare ciò che hanno da dire.
Questo discorso è stato piuttosto interessante, perché slega i personaggi dall’autore. 
Massimo, il protagonista, ha un modo di fare divertente, da piacione, risulta sicuramente simpatico ai più, e con il suo carattere riesce a circondarsi di persone che gli vogliono bene davvero. Mentre leggevo, lo immaginavo parlare con la stessa voce del suo creatore: lui stesso mi è apparso infatti dotato di una comicità innata che è piaciuta molto al pubblico con me in sala.
Massimo è però un personaggio di fantasia, e tramite lui Manuel Bova può criticare la nostra società fatta di selfie, messaggi vocali mandati di fretta, noncuranza del dolore altrui; ma il ritratto di Massimo si presta altresì ad essere contestato da chi legge, in quanto si dimostra poco rispettoso degli altri, poco empatico, più concentrato sul proprio dolore per la perdita di una persona cara che sulla perdita stessa. Manuel sembra volerci dare a intendere che, sebbene non sia assolutamente facile cambiare e migliorarsi (spesso, personalmente, mi sembra quasi impossibile…), dobbiamo quantomeno continuare a provarci, e in fondo sì, credo che anche il nostro Massimo alla fine comprenda che bisogna essere meno egocentrati e più attenti agli altri, e chissà, a quel punto la nostra vita potrebbe trovare una svolta tanto inaspettata quanto piacevole…
Bova ci regala quindi uno spaccato impietoso della società, con qualche perla di saggezza, gettando il seme della speranza, il tutto condito da uno stile velocissimo, leggero, da spiaggia.
Una lettura interessante e piacevole :-)
Au revoir, mes amis! ;-D



martedì 29 luglio 2025

Le ricette della Signora Tokue di Durian Sukegawa

Sentarō prepara e vende dorayaki, tipico dolce della tradizione giapponese, da Doraharu
A Sentarō il suo lavoro non piace, e non gli piacciono nemmeno i dolci. Vicino ad un bellissimo ciliegio in fiore, proprio di fronte al locale in cui lavora, Sentarō noterà la presenza della Signora Tokue, anziana donna di settantasei anni, visibilmente malandata, che, indicando l’annuncio esposto sul vetro della bottega, si offrirà di lavorare con lui per una paga davvero misera. 
L’uomo si mostrerà ovviamente titubante agli inizi, ma non sa ancora che basta davvero poco per piantare il seme del cambiamento…

Proseguendo nella lettura, scopriremo che ci verrà insegnato a ripartire da zero, se abbiamo scontato la nostra pena (cosa che sembra tanto facile a dirsi, ma che per molti di noi non lo è affatto); ed in particolare, verremo invitati a stare “all’ascolto”.
“Tutte le cose del mondo hanno il dono della parola, […] Solo ad ascoltarle ci si riempie il cuore. […] La notte, basta prestare ascolto al mormorio delle stelle per sentire lo scorrere eterno del tempo.” (p. 137).

Credo che questo stralcio sia sufficiente a darvi un assaggio della poesia che si cela tra le pagine di Le Ricette della Signora Tokue di Durian Sukegawa.
Troveremo petali di fiori di ciliegio sparsi tra le righe, e ne sentiremo persino il sapore in bocca. 
Sarà come bere un infuso di dolcezza infinita.

Da sempre amo la luna e do un profondo significato ai sogni che facciamo mentre dormiamo: ora che ho letto questo romanzo, so di aver visto giusto in entrambe le cose.
Regalate questo libro alle persone a cui volete bene, ed anche a chi ne ha bisogno. Vi assicuro che sarà come donare loro un dolce infarcito di serenità.
Au revoir, mes amis! ;-)






domenica 27 luglio 2025

The Secrets of Saffron Hall

What a great discovery this writer, Clare Marchant,
so fond of English history to be able to write a wonderful novel in which fiction and reality intertwine in an excellent way.
The Secrets of Saffron Hall tells the story of two women:
- Amber, who in 2019 has temporarily moved to the big manor, Saffron Hall, where lives her grandpa, in order to take a year off and to take the reins of her life again after a terrible disgrace, and in the meanwhile she helps him in cataloguing and archiving the books in the enormous library;
- Eleanor, who lives in the Tudor period, during the great Church reforms of Henry VIII, who has to face the problems of such a transitional period, and who finds refuge and some peace in everything the monks taught her, such as growing and using officinal herbs, creating coloured inks and writing meticulously in a refined calligraphy, and mostly cultivating, packaging in loaves and using in cooking the extremely precious saffron.

These two women will share an unusual sad fate, and while the narration runs fast towards an exciting and moving ending, we hope till the end that they paradoxically succeed, with their different life stories, in helping each other, even though they are separated by five hundred years.
This reading has totally absorbed and intrigued me.
I desperately fell in love with a lot of characters and with the author, who managed to face a particularly delicate matter with gentleness and understanding, and sympathetically, but also with the spur to move on, always. Dum spiro, spero, “until I breathe, I have hope”: this is the motto of some of the protagonists of the novel and it is repeated like a mantra so many times that it can’t but become our motto too.
And now let’s get to the characters, so marvellous but so human nonetheless, with their flaws that make them believable, but who are able to win our hearts page by page:
- Eleanor, strong and stubborn, determined like a woman 
of her social class has to be, despite her young age, who also knows how to act sweetly with the people she loves.
- Amber, stubborn as well: anyway, we can’t but feel sympathy for her.
- Greville, super iper charming!
- Jane and Henry Lutton, so different from each other but equally adorable.
- young Tom, so sweet, whose tender character will prove an essential talent.
And then Jonathan with his incredible patience of a man who truly loves his woman; the loyalty of Eleanor’s friend, Joan, and the devotion of her butler, Hugh; Amber’s grandpa, a total fun; Becky’s sincere friendship and Pete’s charm.
I wish I never had to leave them, and, like sometimes it happens with books, I already miss these “friends” of mine and I even wish the story never ended.
Obviously I’ve already bought more novels of this fantastic writer.
Au revoir, mes amis! ;-D




lunedì 21 luglio 2025

I libri di Kerry: Il profumo dei fiori di zafferano di Clare Marchant

Che splendida scoperta quest’autrice, Clare Marchant, 
così appassionata di storia inglese da saperci scrivere uno splendido romanzo in cui finzione e realtà s’intrecciano in modo eccellente. 
Il profumo dei fiori di zafferano narra la storia di due donne:
- Amber, che nel 2019 si è temporaneamente trasferita nell’enorme casa di famiglia, Saffron Hall, in cui vive il nonno, per  prendersi un anno sabbatico dal mondo e riuscire a riprendere in mano la propria vita dopo una terribile disgrazia, ed intanto lo aiuta a catalogare ed archiviare i libri presenti nell’immensa libreria;
- Eleanor, che vive in epoca Tudor, durante le grandi riforme ecclesiastiche di Enrico VIII, che deve affrontare al meglio i problemi di un periodo così pieno di cambiamenti, e che trova rifugio e un po’ di serenità in tutto ciò che i monaci le hanno insegnato, come ad esempio coltivare ed utilizzare le erbe officinali, creare inchiostri colorati e scrivere minuziosamente in una calligrafia raffinatissima, e soprattutto come coltivare, confezionare in panetti ed usare in cucina il preziosissimo zafferano.
Queste due donne saranno accomunate da un insolito triste destino, e mentre la narrazione viaggia veloce verso un finale emozionante, ci auguriamo fino all’ultimo che riescano, paradossalmente, con le loro diverse storie di vita, ad aiutarsi vicendevolmente, nonostante le distanza di cinquecento anni che le separa.
Questa lettura mi ha decisamente appassionata ed intrigata.
Mi sono perdutamente innamorata di tantissimi personaggi presenti nel libro e dell’autrice stessa, che ha saputo affrontare un tema estremamente delicato con dolcezza, comprensione ed empatia, ma anche con il giusto sprone ad andare avanti, sempre. Dum spiro, spero, “finché respiro, ho speranza”: è il motto di alcuni protagonisti della storia, e ci viene ripetuto come un mantra così tante volte, che non può far altro che diventare anche il nostro.
Ed ora veniamo ai personaggi, tanto meravigliosi quanto umani, con i loro difetti che li rendono credibili, ma che ci sanno conquistare pagina dopo pagina:
- Eleanor, forte e caparbia, risoluta quale dev’essere una donna del suo rango, nonostante la sua giovanissima età, ma che sa essere dolcissima con chi le sta a cuore.
- Amber, testarda anche lei, ma per cui non possiamo che provare tenerezza.
- Greville, super iper affascinante!
- Jane e Henry Lutton, tanto diversi tra loro quanto ugualmente adorabili.
- il piccolo Tom, tenerissimo, il cui carattere amabile si rivelerà una risorsa indispensabile.
E poi Jonathan con la sua enorme pazienza da uomo che sa amare davvero, la fedeltà dell’amica Joan e la devozione del maggiordomo Hugh, la simpatia del nonno, l’amicizia di Becky e l’avvenenza di Pete.
Non avrei più voluto lasciare nessuno di loro e, come ogni tanto mi capita con i libri, sento già la mancanza di questi miei “amici” e avrei quasi voluto che la storia non finisse mai.
Ovviamente ho già provveduto a procurarmi altri romanzi di questa fantastica scrittrice.
Au revoir, mes amis! ;-D





lunedì 14 luglio 2025

La vita segreta della casa in miniatura di Audrey Burges

Attirata dai colori pastello della copertina, che fa infatti pendant col mio vestito preferito, e affascinata dal titolo che “sa di favola”, ho afferrato La vita segreta della casa in miniatura di Audrey Burges
dallo scaffale più alto della mia libreria di fiducia e mi sono subito lasciata conquistare dalla seconda di copertina, in cui si riassume che Myra Malone gestisce un blog seguitissimo, dedicato alla sua meravigliosa casa in miniatura, e ben presto Alex Rakes scoprirà che quella casetta è identica alla villa in cui vive…
Il libro racconta una storia piena d’amore, amore per i figli, amore per i nipoti, per i nonni, amore nelle coppie felici. E sicuramente racconta anche dell’amore per la nostra casa, intesa come il nostro rifugio più intimo, la nostra famiglia. Se si legge la dedica che l’autrice antepone alla narrazione: “Ai miei genitori, Dennis e Jená: i miei primi tessitori di racconti, i miei primi lettori, i miei primi editor, la mia prima storia d’amore - E a Nina, la nostra Trixie, di cui sentiremo per sempre la mancanza”, e se si vanno subito a vedere le cinque pagine di ringraziamenti finali, ci sarà facile capire il motivo per cui la Burges ha scritto una storia tanto romantica, ovvero il grande affetto che sembra nutrire per le persone che hanno la fortuna di far parte della sua vita.
Myra Malone, la protagonista del romanzo, non è però circondata da così tanti amici e nemmeno da molti familiari. Vive, anzi, come una reclusa spersa tra le montagne. Eppure la sua infanzia, trascorsa con i genitori ed i nonni, era stata estremamente felice; ma adesso divide la sua vita tra la minuscola casa che si diletta ad arredare con tanta cura,  e la sua amicizia con la fedelissima Gwen. Tutto acquisterà un significato diverso quando Alex si accorgerà appunto di vivere proprio in quella villa in miniatura.
Si tratta quindi di un romanzo rosa? Oppure di un fantasy? O del tanto in voga “realismo magico”? O forse nessuna delle tre o tutte assieme. Ovviamente non ve lo dirò. Come al solito, no spoilers. Vi garantisco però che la trama ha avuto per me dei risvolti piacevolmente inaspettati. E, inutile dirvelo, l’ho apprezzata tantissimo.
La lettura si è rivelata estremamente piacevole e mi è venuta voglia di fare mille domande alla simpaticissima Audrey: ad esempio, come le è saltata in mente l’idea di una casa in miniatura, oppure, come è riuscita a creare dei personaggi così meravigliosi e credibilissimi, quali Alex, Gwen, e soprattutto la mitica Ellen. E se mai mi risponderà, vi svelerò ogni segreto.
Au revoir, mes amis! ;-D





domenica 29 giugno 2025

Il diario del Seduttore di Søren Kierkegaard

Cara lettrice, caro lettore,
Mi accingo a recensire questo libro con molta umiltà, ovvero,
essendo totalmente priva delle conoscenze e delle competenze che mi servirebbero per disquisire di un trattato filosofico, mi limiterò a scriverne da profana quale sono. Non me ne vogliano quindi i vari studiosi, insegnanti e ricercatori di filosofia, se troveranno banali le mie opinioni ed inesatte le mie parole.  
La mia intenzione infatti è semplicemente riferire le mie impressioni su ciò che viene raccontato in quest’opera, così come faccio per qualsiasi altro libro.

Premesso questo, per chi non lo avesse mai incontrato nei suoi studi scolastici, Kierkegaard è stato un filosofo del periodo romantico, sebbene si discostasse dal pensiero di molti suoi contemporanei. Ho deciso di addentrarmi in questa lettura dopo aver letto il libro di Matteo Saudino, La Filosofia e Star Wars.
Il diario del Seduttore è composto principalmente dal diario di Johannes e dalle sue lettere a Cordelia (compaiono anche alcune delle lettere scritte da lei).
Ciò che maggiormente mi ha colpita, più del pensiero kierkegaardiano, è l’attualità del comportamento del protagonista, tipico narcisista dei nostri tempi, la cui massima aspirazione non è il possesso dell’oggetto (“Il semplice possesso è poca cosa”, p. 49), ma indurre la preda alla brama ossessiva del suo seduttore. E non è un caso se sto usando il termine “preda”. Il narratore si ritrova spesso, infatti, a parlare della conquista amorosa, utilizzando parole concernenti la battaglia. “Conquista” è già di per sé un termine spesso adoperato in ambito bellico. Inoltre, “ecco dunque il principio strategico, la legge di tutti i movimenti di questa campagna: entrare in contatto con lei sempre in una situazione interessante. L’interessante è quindi il campo sul quale va condotta la battaglia, la potenza dell’interessante dev’essere esaurita” (p. 61); oppure, “non abbiamo rovinato questo momento per ingordigia, con tempestive anticipazioni, di questo puoi essermi grata, mia Cordelia. Io lavoro per sviluppare l’antitesi, tendo l’arco dell’amore per ferire più a fondo possibile. Come un arciere allento la corda, la tendo di nuovo, ne ascolto il canto, è il mio ritmo marziale, ma non miro ancora, non incocco la freccia.” (p. 65). In quest’ultima citazione possiamo notare come il narratore si erga quasi a salvatore dell’amore più puro ed elevato, funzione per cui sembra suggerire all’eletta di mostrargli riconoscenza, anche se “non dev’essermi debitrice di nulla, perché è libera che la voglio, solo nella libertà v’è amore, solo nella libertà v’è  passatempo ed eterno divertimento.” (p. 78). D’altra parte è l’amore, o una parvenza di esso, ciò che cerca un seduttore, e non il mero appagamento sessuale: “ non mi interessa affatto possedere la fanciulla in senso esteriore, quanto piuttosto goderne artisticamente.” (p. 91).
Altre due caratteristiche che ho trovato in Johannes e che sono tratti salienti del disturbo narcisistico, sono sicuramente l’ossessione per la giovinezza e l’essere innamorati di sé stessi. A proposito della prima, leggiamo: “quale potere ringiovanente ha una giovane fanciulla! Non la frescura dell’aria mattutina, non il sibilare del vento, non la freschezza del mare, non il profumo del vino, il suo aroma: nulla al mondo ha un simile potere ringiovanente.” Quanto alla seconda caratteristica, nonché tratto narcisistico più eclatante, ci confessa: “sono innamorato di me stesso, questo si dice di me.” (p. 129).
Chissà se Alexander Lowen, medico psicoanalista della scuola di Wilhelm Reich, autore del saggio Il narcisismo - l’identità rinnegata, e ai cui studi tanto mi ero appassionata qualche annetto fa, ha mai letto questo testo. Essendo stato un grande studioso della suddetta patologia, suppongo di sì. Peccato non averglielo potuto chiedere finché era in vita. Ma se qualcuno tra voi lettori conosce la risposta, gentilmente, me lo faccia sapere. :-)
Au revoir, mes amis! ;-)




 


lunedì 23 giugno 2025

I libri di Kerry: L’assassino cieco di Margaret Atwood

Amo Margaret Atwood. Amo il flusso di coscienza con cui racconta le sue storie. E ovviamente ho amato anche questo romanzo come gli altri suoi che ho letto.
L’assassino cieco però risulta molto diverso da Il Racconto dell’Ancella o da L’Altra Grace. Iris Chase Griffen, ormai anziana, annota su un quaderno le proprie memorie e comincia con questa frase: “dieci giorni dopo la fine della guerra mia sorella Laura volò giù da un ponte con un’automobile.” Laura aveva solo venticinque anni. Ed Iris sembra piuttosto certa che si sia trattato di suicidio. Per capire come si è arrivati a questo punto, ci viene raccontato tutto, da ben prima degli inizi: sapremo quindi della tenuta di Avilion in cui aveva già abitato la raffinata nonna Adelia, della fabbrica di bottoni messa in piedi dal nonno Benjamin Chase, leggeremo del matrimonio dei genitori di Iris e
Laura; soprattutto impareremo a conoscere (e nel mio caso, ad amare) queste due sorelle, le vedremo prendere lezioni da questa istitutrice o da quell’altro professore, le sorprenderemo quando non avranno voglia di fare i compiti, le vedremo crescere, passare attraverso lutti e sofferenze, innamorarsi… 
Non è stata affatto una lettura noiosa, anzi, l’ho trovata piuttosto veloce, eppure accadono così tanti avvenimenti che mi sembrava che pure io stessi leggendo da svariati anni. Mi è sembrato di aver trascorso tutta la vita con le due protagoniste. E appena l’ho terminato, mi ha lasciato un senso di stordimento.
Non ho una sorella, quindi non credo di poter comprendere appieno, ma mi ha colpito parecchio il modo in cui la Atwood sa mettere su carta il complesso intreccio di emozioni e sentimenti contrastanti che si vengono a creare naturalmente nei rapporti umani, come ad esempio quel misto di rivalità affiancata da un’indiscussa complicità tra Iris e Laura.
Inoltre l’autrice ha saputo calibrare in modo eccellente le varie parti della narrazione che si intersecano tra loro: il quaderno di Iris, zeppo di ricordi mescolati a commenti sul presente; trafiletti di giornali che ci danno scorci sulle varie epoche attraversate; parti del libro fantascientifico scritto da Laura Chase e pubblicato postumo. 
Una particolarità che apprezzo in tutti i romanzi di Margaret Atwood, e che in questo appare forse perfino più evidente, è la sua sagace ironia che troviamo ad ogni pagina, quasi ad ogni riga: talvolta mi sono sorpresa a sorridere, quasi a ridere, di una risata amara, da cui è sempre scaturita un’amara, breve riflessione sulla società, questa società, o quella del secolo scorso, o quella del lontano pianeta Zycron, in cui le donne devono sottostare a regole precise, non potendo esprimersi come vorrebbero, al punto che si arriva perfino a tagliare loro la lingua, chiara metafora dell’impossibilità di avere una voce nella collettività.
Inutile dirlo: Margaret Atwood non delude mai. Sperando che si decidano finalmente a darle il Nobel.
Au revoir, mes amis! ;-)







giovedì 19 giugno 2025

La vegetariana di Han Kang

“Premio Nobel per la letteratura 2024” si legge sulla fascetta rossa che avvolge la copertina. E come affermo sempre, se si prende il Nobel un motivo ci sarà. 













Ho pianto. Perché il libro finisce male? Perché il libro finisce bene, ma è commovente? Nessuna delle due. Mi ha colpita con veemenza la forza che questa storia trasmette attraverso i suoi personaggi. Due in particolare, due donne con un passato comune, molto diverse tra loro ed entrambe meravigliose.
Ho empatizzato tantissimo con Yeong-hye, che di punto in bianco diventa vegetariana senza il minimo ripensamento, spiazzando tutti i suoi familiari. Mi ha coinvolta così tanto che da quando ho preso a leggere, ho smesso di mangiare carne. Non so quanto durerà, ma il pensiero di ciò che si cela dietro ad una bistecca attualmente mi nausea. Sicuramente a breve desisterò, come ho sempre fatto. Perché il vegetarianesimo non è mai una scelta facile: ho letto che la stessa autrice non è vegetariana. Mangiare ad ogni pasto non è una reale necessità, ma un atto di convivialità. Potremmo nutrirci ugualmente senza sederci a tavola con gli altri. La protagonista, rinunciando a mangiare i piatti che le vengono propinati, dovrà quindi scontrarsi con il mondo che fatica ad accettare questa sua scelta, e che non proverà nemmeno a comprenderla. Anche se in questo caso il termine “scelta” suona di per sé sbagliato: appare più come una consapevolezza che giunge all’improvviso, quasi un’illuminazione. 
Di colpo si prendono le distanze da ogni forma di violenza, e paradossalmente questo scatenerà ancora più violenza. La silenziosa ribellione di Yeong-hye andrà ben oltre lo smettere di mangiare carne. Sarà proprio lei, con i suoi silenzi, che ci darà un’importante lezione di vita: optiamo per la gentilezza non forzata, comportiamoci con amore, anche quando ci arrabbiamo, perché la violenza, perpetrata o subita, ci porta soltanto a spegnerci.
La vegetariana di Han Kang è un libro che segna profondamente il lettore, e che consiglio vivamente.
La trama mi spaventava, e non l’avrei letto se non me l’avesse regalato Elisa, la mia carissima amica e collega, che sempre capisce quali libri fanno al caso mio. Ed aveva ragione anche stavolta, perché è una storia che porterò nel cuore.
Au revoir, mes amis! ;-)


venerdì 13 giugno 2025

Sotto la porta dei sussurri di T.J. Klune

Sotto la porta dei sussurri di T.J. Klune mi ha fatto l’effetto di un gioiellino “inaspettato” (leggere il libro per capire).
Wallace Price, avvocato di successo, uno squalo che non prova pietà per nessuno, dipendenti compresi, viene improvvisamente colto da un malore, che si rivelerà subito essere fatale. Un infarto. Ed ecco che la sua spregevole vita termina così miseramente nel suo studio. Ma prima di attraversare il Passaggio di Caronte, Wallace avrà (forse) l’opportunità di riscattarsi, incontrando mietitori, traghettatori, ed altri fantasmi come lui. Questo è solo l’incipit di una lunga serie di avventure immerse in un mondo semi-fiabesco che, grazie alla profonda empatia dei protagonisti, ci insegnerà come affrontare ed elaborare gli eventuali lutti che la vita ci vedrà, o ci ha già visti, costretti a sopportare. Ci mostrerà inoltre che c’è sempre tempo e spazio per l’amore, in ogni sua forma, e che tardi è decisamente meglio che mai.
I toni sono a tratti scherzosi, a tratti più seri. Ma non pensate che l’autore si sia accostato ad un tema così delicato con superficialità: al contrario, leggendolo mi è stato chiaro che si spendono così tante parole solo su qualcosa che ci ha toccato da molto vicino, e scrivere è sempre un ottimo modo per trovare la forza di andare avanti.
Un’atmosfera poetica pervade tutta la storia. Sussurri in sottofondo che ci prendono per mano e ci accompagnano per tutta la vicenda. Un libro che vi farà innamorare, e lo affermo senza retorica.
Non vi resta che aprire la prima pagina, ma non la porta: quella può tranquillamente aspettare.
Au revoir, mes amis! ;-)

lunedì 26 maggio 2025

The Girl with No Soul by Morgan Owen

With great pleasure I’m going to tell you about a fantastic budding author: Morgan Owen.

Morgan Owen is really fantastic for at least three reasons:

- she’s fantastic because she is a fantastic writer;

- she’s fantastic because she writes fantasy novels, that are fantastic, of course;

- she’s fantastic because she is very kind and very sweet and so kind to answer all my questions on Instagram. And here you have her profile address: https://www.instagram.com/sailor.crossing?igsh=MTIyaDVob2RjcnUxcg==.

Her debut novel, released in 2022 and published in Italy in 2023, is titled The Girl with No Soul

and in fact it is a dystopian novel disguised as a young adult fantasy fiction. The plot revolves around the adventures of a girl with no soul who goes around the streets of Providence, succeeding in being unnoticed thanks to this feature, and who steals memories for the Countess.

Iris, that’s the name of the protagonist, has neither a soul nor a past, that prevents her to feel those emotions that she desperately longs for, such as the love for a mother or for a partner or the melancholy for someone who is not here anymore. These souls are really important in Providence because they provide the identity card for any of the inhabitants, and if a soul is judged corrupted by the Order, it might be reformed, purified or, even worse, destroyed. Thanks to the study of the anatomy of the soul, centuries ago in Providence they found out that the soul could be divided into five parts, and they have five corresponding aristocratic houses that all together form the Order.

Thanks to the Eyes of the Obscura, the most powerful house, all the souls are spied and controlled constantly…

We’ll follow the adventures of Iris and of other young heroes in this mean dictatorial world. I assure that you’ll hold your breath till the end.

The protagonist is really charming and you can’t help falling for her, thanks to her fighting character, proud and very sweet as well; also the people she will bump into during her adventures will prove friendly and interesting.

The story is fluent, but there is a lot of food for thought: would we be ourselves without our souls? Would we make the same choices and love the same people, or not?

I’d like to praise the author for the characters’ names chosen: they’re all wonderful and evocative.

The story is original and well planned.

I’ll tell you more: I’ve even appreciated the final thanks, which touched me, and which show the great humbleness of this young writer. And that’s the reason why I’ve already ordered this book in its English version, together with its sequel, The Boy with the Haunted Heart. I’m looking forward to re-reading this wonderful novel in its original language, and to learning what will happen next.

Au revoir, mes amis! ;-)







domenica 25 maggio 2025

I libri di Kerry: La Senzanima di Morgan Owen

Ed è con immenso piacere che oggi vi parlerò di una fantastica autrice emergente: Morgan Owen.
Morgan Owen è davvero fantastica per almeno tre motivi:
- fantastica perché scrive benissimo;
- fantastica perché scrive romanzi fantasy, quindi fantastici;
- fantastica perché è gentilissima e dolcissima e talmente disponibile da aver risposto a tutte le mie domande su Instagram. Ed eccovi l’indirizzo del suo profilo: https://www.instagram.com/sailor.crossing?igsh=MTIyaDVob2RjcnUxcg==.
Il suo romanzo d’esordio, uscito nel 2022, e pubblicato in Italia nel 2023, si intitola appunto La Senzanima,
ed è in realtà un distopico travestito da young adult fantasy. La trama ruota attorno alle vicende di una ragazza “senz’anima” che si aggira per le strade di Providence, riuscendo a passare inosservata grazie proprio a questa sua caratteristica, e ruba ricordi al soldo della Contessa.
Iris, questo il nome della protagonista, non possiede un’anima e nemmeno un passato, condizione che le impedisce di provare quei sentimenti che tanto brama, come l’affetto per una madre, l’amore per un partner, la malinconia per qualcuno che non c’è più. 
Eppure le anime sono fondamentali a Providence, poiché costituiscono la carta d’identità di ciascuno degli abitanti, e se un’anima viene giudicata corrotta dall’Ordine, potrà essere riformata, purificata o, peggio ancora, distrutta. Grazie allo studio dell’anatomia dell’anima, secoli prima a Providence scoprirono che la stessa poteva essere divisa in cinque parti, a cui corrispondono le cinque casate aristocratiche che tutte insieme formano l’Ordine. 
E grazie agli Occhi degli Obscura, la casata attualmente più potente, tutte le anime vengono spiate e controllate costantemente…
Seguiremo quindi le avventure di Iris e di altri giovani eroi in questo gretto mondo dittatoriale. Vi assicuro che resterete con il fiato sospeso fino alla fine. 
La protagonista è davvero molto affascinante e si fa voler bene fin da subito, grazie alla sua indole combattiva, fiera ed al tempo stesso molto tenera; anche i personaggi che incontrerà nel corso delle sue avventure sapranno mostrarsi affabili e decisamente interessanti. 
La storia scorre fluida, eppure sono molti gli spunti di riflessione che offre: saremmo sempre noi stessi senza la nostra anima? Finiremmo comunque per fare le scelte già fatte ed amare le stesse persone, oppure no?
Vorrei inoltre fare un plauso all’autrice per la scelta dei nomi: tutti splendidi ed estremamente evocativi.
La storia risulta davvero originale e ben costruita.
Vi dirò di più: ho persino apprezzato i ringraziamenti finali, che mi hanno commossa, e che rivelano la grande umiltà di questa giovane scrittrice. Motivo per cui ho già ordinato questo libro nella sua versione inglese, The Girl with No Soul, insieme al suo seguito, purtroppo non ancora pubblicato in Italia, The Boy with the Haunted Heart. Non vedo l’ora che arrivino per poter rileggere questo meraviglioso romanzo nella sua lingua originale, e per sapere cosa accadrà dopo.
Au revoir, mes amis! ;-)