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giovedì 20 giugno 2024

Il Serpente dell’Essex di Sarah Perry

Dopo aver visto, su Apple TV, un paio di puntate della serie Il Serpente dell’Essex, così adorabilmente British, ambientata nella campagna inglese di fine Ottocento, e con attori meravigliosi come Claire Danes, Tom Hiddleston e Clémence Poésy, non ho potuto non precipitarmi in libreria a comprare il libro di Sarah Perry, da cui la serie è stata tratta. E ritengo di aver fatto bene, perché la lettura mi ha svelato alcune cose che non mi erano chiarissime viste in TV.
La storia ruota intorno alla leggenda di un serpente alato che si nasconderebbe nelle acque del Blackwater. E gli abitanti di Aldwinter sono sempre più convinti che sia venuto a punire i peccatori del villaggio. Il reverendo Will non avrà vita facile nel far capire loro la differenza tra religione e superstizione; ed anche Cora Seaborne, protagonista del romanzo, proverà a convincerli, con l’aiuto della scienza, a non farsi sopraffare dalla paura di sciocche credenze infondate. Ma non finisce qui. Infatti, tra le paludi dell’Essex e la nebbia di Londra, vedremo anche storie di passione tormentata, cuori infranti, madri che non si sentono adatte al loro ruolo, ed altre madri che sapranno capire anche i figli altrui.
Ciò che mi ha colpito è stata la quasi ossessione dell’autrice per la bellezza o non bellezza dei personaggi: Cora non è per niente bella, ma affascinante, e tende ad imbruttirsi e a nascondere la propria femminilità tramite vestiti maschili e dimessi; la moglie del reverendo è talmente bella da sembrare una fata e si dispiace per chi non è bello/a come lei; il dottor Garrett ha un aspetto grottesco, oltre ad una statura particolarmente bassa; l’amico del dottore è tutto ciò che lui non è: alto e bello. E questa presunta bellezza o bruttezza viene rimarcata più volte per ciascuno dei protagonisti e dei coprotagonisti, quasi fosse di estrema importanza sottolineare questa loro caratteristica. 
Ovviamente troviamo citati vari serpenti qua e là nel romanzo, non solo quello della leggenda, ma anche altri della religione o della mitologia, tra i quali non poteva mancare il serpente di Asclepio, simbolo della medicina, visto che un personaggio molto importante di questa storia è proprio il dottor Garrett, con la sua determinazione nel voler diventare un medico rinomato in tutto il mondo.
I personaggi sono tutti ben caratterizzati e decisamente umani, nel loro essere ambigui, indecisi, incapaci di comprendere i loro stessi sentimenti, egoisti ed egocentrici, molto attenti alla propria sofferenza, ma incuranti di quella altrui. Ed è per tutto questo che ci appaiono così reali; ed è per tutto questo che spesso non si riesce a stare dalla loro parte. Personalmente ho amato il dottor Garrett, che cerca di rendersi odioso, ma che, grazie alla sua genialità, ha a parer mio il diritto di essere antipatico finché vuole; e ho anche adorato Francis “Frankie” Seaborne, il figlio (autistico?) di Cora che, con le sue strane manie, risulta il personaggio più dolce, interessante e sensibile di tutta la storia.
Infine devo fare i complimenti all’autrice per due motivi: in primis, la minuziosa ricerca storica e scientifica che c’è dietro un libro del genere; ma soprattutto… la scelta dei nomi femminili, quali Cora, Stella, Naomi, così meravigliosamente musicali ed evocativi.

Nel complesso, un libro senza infamia e senza lode.
Vi consiglio di leggerlo come ho fatto io, guardando anche la serie TV in contemporanea: vi servirà ad avere un quadro più completo della storia e a rendere il tutto più piacevole.
Se lo leggerete, fatemi sapere cosa ne pensate. Au revoir, mes amis! ;-)