La storia è semplice: Amelia, fotogiornalista con una carriera in discesa, proverà a tornare alla ribalta fotografando i luoghi in cui è vissuta Jane Austen e che l’hanno ispirata per i suoi romanzi; peccato che lei la Austen non la sopporti proprio, “tutta amore, lacrime e svenevolezze romantiche.” (p. 17).
Così Amelia Maini Moss, detta “la Mossa”, si ritroverà a volare dalla nebbia della campagna pavese fino ai cottage dello Hampshire, a caccia di spunti per il suo reportage, cercando di capire perché le storie austeniane continuino a farci sognare e ad affascinare anche le nuove generazioni; ma il viaggio più importante che intraprenderà sarà quello interiore, in cui ripercorrerà la sua vita, provando a capire chi è davvero, come mai è diventata così, e soprattutto cosa vuole adesso.
Confesso che da ragazza avevo letto soltanto Orgoglio e Pregiudizio, prima in italiano e poi in inglese, e mi era piaciuto così tanto lo stile ordinato, preciso in ogni descrizione, senza però mai risultare pesante, di questa scrittrice, che avevo letto parti di questo romanzo più e più volte nel corso degli anni, ripromettendomi di leggere prima o poi anche il resto della sua opera. Ma avendo in seguito visto tutti i film, o quasi, tratti dai suoi libri, ed avendo così tanti altri autori da leggere e così poco tempo a disposizione, non mi ero più accostata a nessuno dei suoi scritti.
Ed ora invece eccoci qui, con la Brunini e la sua effervescente Amelia che mi hanno invogliata ad iniziare sia Emma che Persuasione, mentre già stavo leggendo Lady Susan e I Watson.
Ciò che mi ha sorpresa di Effetto Jane Austen è il tema del viaggio: da quello fisico tra Chawton e Bath, a quello spirituale nella memoria della protagonista, a tutte le sue massime e i suoi commenti, quali “La colpì come quella casa estranea e temporanea avesse potuto diventare così familiare in pochi giorni, ma aveva viaggiato abbastanza da sapere che è così che accade. È la magia del viaggio e, in fondo, anche dell’amore: sentire di appartenere a un luogo sconosciuto o a qualcuno che non si è mai incontrato prima.” (p. 99), oppure “ ogni relazione è un viaggio. Ed è il primo passo a marcarne il ritmo.” (p. 133).
E poi ci sono temi sempre attuali: “ Donne, perché la Austen aveva raccontato le donne in un mondo di uomini.” (p. 138), e ancora: “ Donne troppo intelligenti per accettare i confini imposti da altri. A costo di ritrovarsi scomode, molto scomode. […] E che tutte noi siamo ancora su quella strada. Tutti noi, anzi. Perché non riguarda solo le donne… ma noi esseri umani incastrati in ruoli che ci soffocano…” (p. 100).
E ovviamente ci sono i sentimenti, di tutti i tipi, anche perché “poi è il segreto di Jane Austen, no? Ha raccontato microstorie familiari che sono diventate eterne, esemplari.” (p. 127); ma soprattutto c’è l’amore, perché “l’amore è l’amore in ogni epoca,” e “la passione ha sempre la stessa formula” (p. 82).
Ciò che mi è piaciuto tantissimo e che ho trovato davvero innovativo, è stato che, dopo tanti libri ispirati ad Orgoglio e Pregiudizio e tanti altri che invece hanno provato ad indovinare come sia stata la vita della Austen, di cui non si sa praticamente nulla, raccontandone una versione romanzata, finalmente c’è invece chi ha tentato di comprendere e spiegare un fenomeno talmente potente che, a duecentocinquanta anni esatti dalla sua nascita, ci travolge ancora come un fiume in piena.
E se vi sembra che stia diventando troppo sentimentale, perdonatemi, ma è l’effetto Austen. Leggete e capirete :-)
Au revoir, mes amis! ;-)


















































