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sabato 18 giugno 2016

L'auto-distruzione del serpente a tre teste

Partiamo in medias res: ve lo ricordate il mio post sui serpenti a tre teste? Bene, vi rinfresco la memoria, e per chi non l'avesse letto, vi invito a leggerlo prima di addentrarvi nei meandri di questo complesso articolo. Ed eccovi il link: la maledizione del serpente a tre teste. Questo articolo, scritto all'incirca un anno fa, descriveva questi serpentelli tricapiti quasi come dei vampiri, sempre pronti a succhiarci linfa vitale, consapevoli di esercitare su molti di noi un fascino a cui è quasi impossibile resistere. Concludevo poi il tutto con queste parole: "...non sperate di poterli sconfiggere, perché non hanno nessun punto debole". Ma davvero? Ne siamo ancora sicuri? Assolutamente NO. Il punto debole ce l'hanno eccome: annegano lentamente nel loro stesso veleno; distruggono la loro vita con le proprie mani, e sono totalmente incapaci di fermarsi, sebbene se ne rendano perfettamente conto. L'odore di marcio di cui parlavo un anno fa, che emanano costantemente e che io fiuto a distanza, è la putrefazione che essi stessi innescano, quasi ad auto-punirsi di tutte le loro malefatte. Sarebbe quasi normale gioire di questa loro auto-distruzione dopo il male che ci hanno fatto; ma personalmente non ci riesco mai. Li vedo soffrire terribilmente, e poi di colpo riprendersi, come se la flagellazione che si impongono non li avesse scalfitti minimamente. Ma non è vero. Dopo molti anni i risultati si vedono, soprattutto per chi li conosce bene, e questi risultati non sono mai confortanti. E perché non è facile gioire della loro sorte disperata? Perché sappiamo che non è tutta colpa loro se ci hanno ferito; siamo noi, proprio noi che ogni sera lasciamo le finestre aperte per far entrare tali vampiri. Perché ci piace farci sedurre e succhiare il sangue. Perché noi stessi non siamo del tutto tranquilli ed equilibrati: siamo degli irrisolti. Se così non fosse, non accoglieremmo i nostri aguzzini a braccia aperte. Ma c'è di più.
Pochi giorni fa un mio amico ha condiviso su un social network una citazione di Mark Twain, che mi ha fatto molto riflettere: "...chi prega per Satana? Chi in diciotto secoli ha avuto l'umanità di pregare per quel peccatore che più ne aveva bisogno...?" 

Non voglio passare qui per la satanista di turno, e non starò nemmeno a raccontarvi se seguo una fede religiosa (cristiana, musulmana, ebraica o quant'altro), se sono atea od agnostica. Però Twain ci fa notare che, mentre sulla carta quasi tutte le religioni, e spesso anche la moralità comune, ci invitano ad avere pietà per chiunque, specialmente per le persone all'apparenza peggiori, non è poi davvero quello che facciamo. Condannare senza appello Satana, senza neanche ascoltare la sua versione, stride parecchio con la carità cristiana che Gesù insegna nei Vangeli. Perché semmai, sono proprio i peccatori più grandi che maggiormente necessitano delle nostre preghiere (se siamo religiosi) e della nostra compassione. Quindi, se può essere sbagliato accanirsi su una figura tanto controversa quanto quella di Satana, come potremmo gioire della miseria e dell'infelicità degli "umanissimi" serpenti a tre teste?
E questi rettili che si insinuano tra noi e nelle nostre menti, sono davvero il male? Forse li incontriamo sul nostro cammino per uno scopo, ad esempio imparare una lezione. Per quel che mi riguarda, io cado sempre preda dei loro giochetti, rimango da sempre impigliata nella loro rete, ma ogni volta ne esco più forte e consapevole. E nonostante tutto non riesco proprio ad odiarli. Proprio in questo momento mi vengono in mente donne e uomini che conosco con tali fattezze. Alcuni di loro stanno invecchiando e sono irriconoscibili: senza più un briciolo del loro fascino ammaliatore, sono ormai lo spettro di quel che erano un tempo. Una sorta di ritratto imbruttito e tumefatto di Dorian Gray. 
Vi viene davvero così facile ridere di un spettacolo tanto triste? Io proprio non riesco. Non posso far altro che avere pietà della loro anima; e se l'anima non esiste, avrò compassione della loro miserabile vita. Non sperate di poterli aiutare: fiduciosi della loro presunta invincibilità, non vi lasceranno tender loro la mano, e sprofonderanno lentamente nella palude che si sono costruiti negli anni...
Au revoir, mes amis...

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