Oggi scrivo perché ho bisogno di sfogarmi. E anche di tutto il vostro supporto morale. Mi sono appena lasciata con un tipo con cui non stavo. Lo so, suona molto paradossale. E so anche cosa starete pensando voi: che ci divertivamo senza impegno. Ed è qui che vi sbagliate. Perché in questa storia c'è ben poco di divertente. Agli inizi sembrava che Gabriele fosse interessato a me; ma io non ricambiavo perché avevo in testa soltanto Dario. Ve lo ricordate Dario? Lo considero a tutt'ora il mio ideale di uomo e gli voglio un gran bene, ma nulla più, perché nel frattempo è diventato il mio migliore amico. E mi dà parecchi consigli sugli uomini. Ma tornando a Gabri, anche con lui avevo instaurato una bella amicizia. Poi col tempo ho iniziato a nutrire dei sentimenti diversi. Glielo dico con molta fatica. E proviamo a frequentarci. Un disastro totale. A me lui continua a piacere un sacco, ma non ci capiamo su niente. In realtà non ci capivamo neanche da amici. Ma con gli amici, si sa, ci si passa sopra. Al contrario, quando i semplici amici saltano al livello successivo, quello di "amici con bonus", ogni parola, ogni gesto risulta inesorabilmente amplificato. Tra mille incomprensioni, Gabriele ed io balziamo in continuazione dalla condizione di amici, a quella di "un po' più che amici", a quella di nemici, e poi di nuovo amici speciali, poi solo amici, poi partner ancora una volta, e ora nemici per sempre. Diciamo che qui l'ossimoro particolarmente in voga nel mondo anglosassone, ovvero "frienemy" (friend+enemy=amico+nemico) non è sufficiente. Per una situazione tanto complessa si dovrebbe coniare un neologismo tipo "frienemartner" (friend+enemy+partner). Scherzi a parte, io non riesco a togliermelo dalla testa. Ma nessuno sa nulla del nostro tira e molla infinito. Perché Gabri è discretissimo. E a me va benissimo così. D'altro canto io stessa amo divulgare solo le cose ufficiali, non certo un ridicolo tira e molla stile adolescenziale, anzi, peggio: perché ammettiamolo, gli adolescenti di oggi sono svegli e sicuri delle scelte che fanno, e avrebbero molto da insegnare a noi quarantenni confusi e frustrati, e non perderebbero tempo con una storia che non vuole iniziare. Invece io ci ho perso mesi. E adesso che sembra tutto definitivamente finito, vorrei buttarmi giù dal ponte che dà sul fiume della ridente cittadina in cui vivo. Non sarebbe male una prospettiva del genere. Mi immagino annegare romanticamente come Ofelia tra i fiori. Avete presente la meravigliosa "Ophelia" di Sir John Everett Millais? Ecco, io ho immaginato una scena del genere. Allora guardo giù dal ponte: non vedo fiori in questo periodo. Solo nutrie e qualche paperella. Potrei comunque lanciarmi ed affogare goffamente tra questi simpatici animaletti. Simpatici si fa per dire. Le nutrie mi disgustano. Non le voglio morte per mano dei cacciatori, per carità! Hanno la stessa dignità di qualsiasi altra specie animale. Ma di lì a tenerle amabilmente in braccio come fa l'ex ministra Brambilla, ce ne corre. Ad ogni modo mi vedo nel fiume, affogata tra i dispiaceri, le nutrie e le paperelle. E non sia mai che qualche pittore preraffaellita risalga dall'oltretomba per fare un bel dipinto anche su di me. Meno affascinante di quello dedicato alla sfortunata eroina shakespeariana; ma sarebbe la mia opportunità per avere finalmente una fama che duri nei secoli. E dopo tutto questo sognare ad occhi aperti, realizzo che i lettori del mio blog resterebbero orfani dei miei post che tanto amano. Non posso davvero farvi un torto del genere. Perdonatemi per averlo anche solo pensato. Quindi, come al solito, au revoir, mes amis! ;-)
Ophelia (1851-52) - Sir John Everett Millais |
Michela Vittoria Brambilla e una nutria |
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